Dalle calzature ai mobili, la guerra affonda gli affari. Le Marche più penalizzate. Le esportazioni verso la Russia rappresentano il 2,4%

Tra i settori in difficoltà gli apparecchi per uso domestico ma pure armi e munizioni

Dalle calzature ai mobili, la guerra affonda gli affari. Le Marche più penalizzate. Le esportazioni verso la Russia rappresentano il 2,4%
Dalle calzature ai mobili, la guerra affonda gli affari. Le Marche più penalizzate. Le esportazioni verso la Russia rappresentano il 2,4%
di Massimiliano Viti
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Mercoledì 13 Aprile 2022, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 08:32

ANCONA - Il nodo Russia continua a frenare l’economia marchigiana. Le Marche sono la seconda regione italiana, dietro l’Umbria, maggiormente esposta verso l’export russo che pesa il 2,45% delle esportazioni complessive (dati 2021). Ma ci sono alcuni settori in grande difficoltà, primo fra tutti il settore moda. Nella calzatura l’export verso Mosca (quasi 82 milioni di euro) raggiunge l’8% del totale complessivo. E altri 25 milioni arrivano dall’abbigliamento (7,1% del totale). 

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La mappa
Al secondo posto per volume abbiamo il settore della fabbricazione di apparecchi per uso domestico: 32 milioni di euro e un peso della Russia del 4,3%. Al terzo la fabbricazione di mobili con circa 27 milioni e un’incidenza del 4,5%. Nell’elenco diffuso da Info Data, al settimo posto troviamo la voce fabbricazione di armi e munizioni: 7 milioni di euro e un’incidenza russa del 4,3%. Nel settore calzaturiero (1.200 imprese e oltre 16.000 addetti) la situazione non sembra migliorare dal 24 febbraio, giorno dell’invasione russa in Ucraina e giorno in cui le imprese del settore sono piombate in un pericoloso cono d’ombra. Dopo aver lanciato il grido di dolore “a reti unificate”, il comparto non ha ricevuto risposte dalle istituzioni. Non è stata nemmeno autorizzata la cassa integrazione a zero costi che sembrava il provvedimento più facile per mettere in sicurezza i posti di lavoro che cominciano a traballare.


Le difficoltà
«Come pagare i dipendenti, i fornitori, le rate dei prestiti accesi durante la pandemia se non abbiamo incassi?» si chiede Marino Fabiani, imprenditore simbolo del malessere Fermano-Maceratese.

In realtà, rispetto alle scorse settimane, gli imprenditori calzaturieri sostengono che, a livello di incassi, qualcosa sta arrivando da Mosca. Le aziende russe più grandi sono in grado di creare una filiale in uno dei paesi non coinvolti dalle sanzioni come Cina (attraverso il sistema UnionPay), Kazakistan, Turchia o altri. E i pagamenti verso l’Italia partono da lì. Ma tutti gli altri clienti russi medi e piccoli non hanno la possibilità di fare altrettanto.


I nodi da sciogliere
In Russia hanno reagito consentendo l’importazione parallela (si potranno vendere prodotti non autorizzati dal titolare del marchio, dal produttore o dal rivenditore) e stanno iniziando a sostituire i prodotti moda occidentali con quelli cinesi, turchi o altri. Il nodo russo verrà al pettine tra poco. Dal 26 al 29 aprile c’è la fiera Obuv a Mosca. L’edizione, per ora resta confermata, ma i problemi sono tanti: dalla sicurezza degli imprenditori, alla questione etica. L’arredamento ha un doppio problema. Oltre all’export diretto verso l’area russofona, è stato vietato l’import di legname dalla Russia per cui alcuni tipi di legno come betulla e rovere hanno già subito dei rincari e presto diventeranno difficili da reperire sul mercato.


Il caro energia
E così come tutti gli altri settori economici dovrà fronteggiare il caro energia, il rincaro delle materie prime, la riduzione della disponibilità di spesa dei consumatori e un clima di generale incertezza che pesa su un comparto da 1.200 imprese e oltre 13.700 addetti.

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