ANCONA - «Spero siano ascoltate le rivendicazioni dell’assessore alla Sanità, fino a questo momento. Pro tempore». Prova a smorzare i toni buttandola sull’ironia, il titolare della delega Filippo Saltamartini, rispondendo ieri ad un’interrogazione del Pd. Ma la granata del rimpasto di giunta voluto dalla Lega - con la rimozione dei tre assessori in quota Carroccio - è deflagrata comunque ieri in Consiglio regionale, con il Pd sul piede di guerra che ha parlato di una situazione «insostenibile», chiedendo di «ridare dignità all’Aula». Nel mirino anche i transfughi Simona Lupini (ex M5S) e Luca Santarelli (Rinasci Marche) che nel frattempo sono passati alla Lega, ma non hanno formalizzato la cosa a livello istituzionale e siedono ancora tra i banchi delle opposizioni.
La tensione
Al netto del j’accuse del Pd, in Consiglio si respirava un clima surreale e teso, con il gruppo della Lega visibilmente nervoso e gli alleati di FdI e FI a dir poco infastiditi.
Il confronto
Durante i lavori dell’aula, Lucentini ha chiesto udienza al capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli e sono stati visti parlare a lungo fuori dal Palazzo. Rumors raccontano di un tentativo del leghista di aprire una breccia nel granitico partito di FdI - al momento compatto attorno al governatore Acquaroli - promettendo la luna. Ma al momento radio Consiglio non parla di risultati tangibili in questo senso. «Qui non arriviamo a mangiare il panettone», ragionano i consiglieri di maggioranza davanti al canonico caffè al bar fuori dall’aula, temendo che i contraccolpi di questo blitz per il rimpasto facciano cadere il governo regionale. Il primo di centrodestra, vale la pena di ricordare.
E c’è chi interpreta la situazione come una lotta sovraregionale: «Siamo lo scacchiere su cui si sta giocando una partita nazionale», dicono i consiglieri. Un braccio di ferro tra la premier e capo di FdI Giorgia Meloni e il leader della Lega e vicepresidente Matteo Salvini consumato sul modello Marche, ipotizzano. A ben guardare la cronologia, il golpe è iniziato all’indomani della Festa della Lega a Macerata alla presenza di Salvini. Da lì è cominciata la partita a poker di Latini, che ha fatto all-in chiedendo ad Acquaroli la rimozione di tutti e tre gli assessori del Carroccio: Saltamartini, Antonini e Chiara Biondi.
Il compromesso
Difficile che ottenga l’intero pacchetto, più probabile che sia disposta ad accettare una mediazione: la sostituzione di Antonini con Lucentini e di Biondi con Monica Acciarri. L’incontro con il governatore per il negoziato è previsto tra oggi e domani, e il risultato è ancora incerto. Acquaroli vorrebbe mantenere lo status quo, ma su qualcosa potrebbe dover cedere: anche se i tre assessori non si dimettessero (e non hanno alcuna intenzione di farlo), la Lega potrebbe buttarli fuori dal partito. A quel punto, il governatore dovrebbe sostituirli comunque. E seppur poco convintamente, il gruppo consiliare del Carroccio avallerebbe il golpe perché, come ammette il capogruppo Renzo Marinelli, «quando si fa parte di una forza politica, alla fine si prendono indicazioni che si possono condividere o meno: ci si confronta e poi si fa sintesi sull’opinione dominante».
Questa situazione politica fortemente instabile ha mandato in fibrillazione le associazioni di categoria, che temono di veder cambiare interlocutori per la terza volta in tre anni. «In un momento di grandi difficoltà internazionali e territoriali, le nostre aziende chiedono stabilità - osserva il direttore di Confcommercio Marche Massimiliano Polacco - chiediamo la possibilità di continuare a collaborare per lo sviluppo, perché di progetti in corso ce ne sono tanti e la massima stabilità è fondamentale. Anche perché prima di capire come funziona la macchina, le persone ci mettono almeno un anno».
Parole a cui fanno eco quelle di Mauro Barchiesi, presidente Confapi Industria Ancona, secondo cui «possiamo innovare e competere sui mercati mondiali solo in contesto di stabilità. Non dobbiamo introdurre elementi di instabilità tanto per cambiare». E si dice preoccupato anche Federico Bigoni, vicepresidente di Federpesca: «Impossibile pensare di essere incisivi se una volta all’anno gli assessori vengono cambiati». Una situazione sempre più esplosiva.
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