ANCONA Non è tanto questione di culle più affollate, come pure lascia sperare per il futuro l’indimenticabile giornata vissuta il 4 ottobre scorso nel reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Macerata nel giorno di San Francesco, quando in 24 ore sono venuti alla luce 14 neonati, mentre la media è di 5 o 6 al giorno. Nelle Marche per ora il saldo naturale (la differenza tra nati e morti) resta pesantemente negativo, ma l’ultimo aggiornamento dell’Istat - relativo al mese di luglio - registra per il secondo mese consecutivo un aumento dei residenti, saliti 1.478.870, 75 in più rispetto alla fine di giugno.
Le culle non decollano
Non che il numero dei nati (771) sia stato particolarmente elevato: siamo a +26 rispetto al mese di giugno ma decisamente sotto il dato del luglio 2022 (813 nati). E i nati del luglio scorso sono quasi esattamente la metà rispetto ai morti (1.543) con un saldo naturale mensile che registra un pesante - 772, inferiore solo ai primi tre mesi dell’anno. A frenare in questa fase l’inverno demografico delle Marche, invertendo per il secondo mese consecutivo la tendenza al ribasso, è soprattutto il saldo migratorio. In questi primi sette mesi del 2023 a controbilanciare il calo demografico naturale provvede una ripresa delle migrazioni, con valori in crescita nel saldo degli interscambi di residenti con altre regioni italiane (positivi in sei mesi su sette) e soprattutto con l’estero.
I primi sette mesi
E il bilancio dei primi sette del 2023, per quanto ancora negativo (-1.883 residenti) riesce a dimezzare le perdite (4.430) registrate nello stesso periodo del 2022. A determinare questo risultato parziale, incoraggiante dopo annate che facevano temere un rapido spopolamento, contribuiscono la ripresa di flussi migratori consistenti, soprattutto dall’estero e anche la frenata della mortalità, dopo il periodo della pandemia: i morti sono tornati anche nella nostra regione ai livelli precedenti al Covid, anzi un po’ al di sotto rispetto al 2019, l’ultimo anno prima del virus. Il dato aggiornato al 30 giugno 2023 è di 8.695 decessi, quasi 1.500 in meno della media annua nel triennio della pandemia.
Frenare la decrescita demografica è l’imperativo categorico per rianimare il Pil, come dimostra un’indagine recente condotta a livello nazionale dall’Istat: la proiezione prevede che da 59 milioni abitanti in Italia, nel 2070 ne avremo 48 milioni, con il prodotto interno lordo che dai 1.800 miliardi attuali scenderà di 500 miliardi, per il calo della popolazione in età lavorativa.