Nelle Marche la criminalità fa paura
Le famiglie chiedono più controlli

Nelle Marche la criminalità fa paura Le famiglie chiedono più controlli
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Domenica 12 Aprile 2015, 19:28 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 19:50
ANCONA - Nelle Marche i reati non aumentano ma sono sempre di più le famiglie che si sentono meno sicure e che denunciano il rischio di criminalità nell'area in cui vivono. Tra il 2010 e il 2013 è quasi raddoppiata la percentuale delle famiglie che dichiarano di vivere in una zona a rischio criminalità: si è passati dal 15,5% al 27,5% e nel 2014 al 28,6%. Se cinque anni fa le famiglie insicure ed a disagio per vivere in una zona a rischio criminalità erano 97 mila, oggi sono 180.400, quasi un terzo dei 631 mila nuclei familiari marchigiani. A fornire i numeri sui reati e sul rischio criminalità nelle Marche è il Centro Studi Sistema della Cna, che ha elaborato i dati Istat.Comunque - commentano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini - «le famiglie marchigiane si sentono più sicure rispetto alla media nazionale che registra un 30% di disagio per la criminalità e molto lontane da Lombardia (37,2) e Lazio (36,2), considerate dai residenti le regioni dove è più presente il rischio di incappare in un fatto criminoso. Al terzo posto si piazza l'Umbria con il 34,3% di famiglie insicure, seguita da Veneto, Campania, Piemonte, Puglia ed Emilia Romagna, tutte con percentuali di famiglie che considerano la zona in cui vivono a rischio criminalità, superiori al 30%». Tra i dati sorprendenti, quelli della Calabria (19,8% di famiglie che non si sentono sicure) e la Sicilia (22) con un rischio criminalità inferiore a quello delle Marche. In questi casi - secondo l'analisi della Cna - il timore è che l'ordine sia quello garantito dalle mafie, che scoraggiano i fenomeni di microcriminalità. Nelle Marche per altro, l'impennata delle famiglie marchigiane che non si sentono più sicure nel quartiere in cui vivono, non è giustificata da una analoga crescita dei reati commessi. L'indice di microcriminalità nelle città marchigiane è passato dall'11,3% sul totale dei reati del 2010 all'11,7 degli ultimi tre anni mentre a livello nazionale siamo arrivati al 21,9 per cento. I furti denunciati dai marchigiani nel 2013 sono diminuiti rispetto all'anno precedente, da 29.231 a 28.515, mentre rispetto al 2010 sono stati 3.512 in più, non tali da giustificare il raddoppio delle famiglie che si considerano a rischio criminalità. Anche il confronto con l'Italia premia le Marche: nella nostra regione ogni mille abitanti ci sono stati 18,4 furti mentre in Italia sono stati 25,8. Le rapine sono passate da 323 nel 2010 a 411 nel 2013 mentre gli omicidi volontari sono scesi da 9 a 7. Preoccupante, anche se limitato, il dato dei reati associativi, quelli perpetrati dalla criminalità organizzata, che sono raddoppiati (da 17 a 36), con un indice di 2,3 ogni centomila abitanti, superiore a quello nazionale (1,7) ed inferiore solo a quelli di Sicilia (2,9), Campania (2,8) e Molise (2,5). Una conferma, questa delle infiltrazioni mafiose che anche la Cna Marche ha più volte denunciato in questi ultimi anni e che hanno portato anche all'arresto di esponenti dei Casalesi e di altri affiliati della criminalità organizzata. Gli episodi di criminalità minorile nel 2013 sono stati 699, con un tasso di delinquenza tra i 14 ed i 17 anni dell'1,3%, in linea con la media nazionale. I minorenni denunciati sono aumentati rispetto al 2010, quando erano 562 ma sono in costante calo dal 2011 quando hanno raggiunto la cifra record di 804. Secondo Sabatini e Gregorini, la percezione di insicurezza «condiziona la qualità della vita delle famiglie e costituisce, insieme ad altri aspetti, un importante segnale di degrado» Per questo i centri abitati debbono essere presidiati dalle forze dell'ordine, ma anche «dai servizi, dai trasporti pubblici, da una capillare presenza di attività artigianali e commerciali, da una forte rete di coesione e solidarietà sociale tra i cittadini».
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