Il 16 luglio, il servizio di monitoraggio dell’ambiente marino di Copernicus della Commissione Europea ha rilevato che il Mar Mediterraneo ha raggiunto la temperatura record di28,71 gradi, superando la soglia storica di 28,25 registrata il 23 agosto 2003. Abbiamo chiesto al professor Roberto Danovaro, titolare dei corsi di Biologia Marina, Ecologia ed Etica ambientale all’Università Politecnica delle Marche, di aiutarci a fare il punto della situazione per il mare marchigiano.
Professor Danovaro, quali sono le conseguenze di questo innalzamento di temperatura per il nostro tratto dell’Adriatico?
«Confermo che questo trend è preoccupante ma, per gli scienziati, ciò che inquieta davvero sono i fenomeni episodici di ondate di calore».
Perché?
«Perché sono molto più nefasti per l’ecosistema del Mare Nostrum. L’intensità e la durata del caldo stressano gli organismi che si indeboliscono e possono essere più esposti a epidemie. Questi fenomeni inoltre deossigenano il mare e possono generare mortalità massive delle componenti bentoniche, che vivono sui fondali, come le vongole che potrebbero essere soggette a morie se si prolunga nel periodo autunnale».
Anche l’estate prolungata può essere un problema?
«Se l’ondata di calore estivo si prolungasse fino ad autunno inoltrato o fino all’estate di San Martino potrebbe influire sulla produttività complessiva del sistema, sulla riproduzione di alcune specie chiave e generare nel lungo periodo problemi seri per l’economia della pesca. Poi c’è l’espansione delle alghe tossiche».
Cosa sono?
«Si tratta di microalghe che, se ingerite dagli organismi, possono determinare effetti negativi e rappresentare un rischio per la salute umana. Ormai da diversi anni, nelle Marche abbiamo la presenza dell’Ostreopsis ovata, un’alga bentonica, che vive sui fondali e produce un deposito che galleggia sulle acque e la brezza può diffondere nell’aria, provocando problemi all’uomo. E’ un’alga che predilige gli ambienti rocciosi».
Le scogliere sono il loro futuro habitat.
«Non è da escludere. La combinazione dei frangiflutti e delle alte temperature potrebbe negli anni generare questo problema».
Sulle specie commerciali quale sarà l’influenza?
«Scientificamente è difficile misurare l’impatto, non è semplice avere un’idea delle dinamiche in corso. Per esempio, capita che aumentano determinati componenti perché sono stati rimossi i loro predatori».
Ma ci sono ipotesi su come evolverà la fauna ittica.
«Certo.
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