Marche, mancano 90 medici e i pronto soccorso non ce la fanno più: tutti i numeri dell'emergenza

Marche, mancano 90 medici e i pronto soccorso non ce la fanno più
Marche, mancano 90 medici e i pronto soccorso non ce la fanno più
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 14 Dicembre 2022, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 16:01

ANCONA Tra l’ondata di influenza stagionale, l’aumento dei casi Covid e la mancata presa in carico dei codici meno gravi da parte della medicina del territorio, gli accessi ai pronto soccorso degli ospedali regionali hanno subito un’impennata vertiginosa, cosa che si traduce poi in interminabili attese per essere visitati. Ed a fronteggiare lo tsunami c’è un contingente di personale, quello dell’emergenza/urgenza, ridotto al lumicino. Nelle strutture marchigiane mancano 90 medici di pronto soccorso e le situazioni più critiche si registrano negli ospedali dell’Area vasta 2 di Ancona e in quello di Fermo. 

La mappa

Dalla ricognizione fatta da Cisl Medici Marche e aggiornata alla scorsa settimana, emerge un quadro preoccupante: nel pronto soccorso dell’ospedale di Urbino servirebbero 14 medici, ma ce ne sono soltanto otto, mentre in quello di Senigallia il rapporto è di cinque operativi (più quattro in convenzione con il 118) su 16 necessari.

Questa è una delle strutture in cui la carenza sta creando più problemi. «L’azienda fa i bandi, ma vanno deserti - alza le braccia il primario del Pronto soccorso di Senigallia Gianfranco Maracchini -. Nessuno vuole più fare questo lavoro perché i turni sono massacranti e gli stipendi sono più bassi (non avendo il pronto soccorso l’attività intramoenia). Ormai viviamo dentro l’ospedale ed è sempre più difficile garantire i riposi». Proseguendo nella mappatura delle carenze, anche l’ospedale di Jesi non se la passa bene: ci sono otto medici a fronte dei 16 necessari. Situazione identica nei pronto soccorso si Fabriano e Camerino: in entrambi i casi, ne mancano sette all’appello (sei operativi a fronte di un fabbisogno di 13). A Civitanova ce ne sono nove ma ne servirebbero 14, a Macerata 16, ma sono in 12. L’ospedale di Fermo sta affrontando una situazione simile a quella di Senigallia, con un deficit di 15 unità: ne servirebbero 20 ma ce ne sono cinque. Migliore la situazione ad Ascoli, dove ci sono 15 medici di pronto soccorso a fronte di un fabbisogno di 18, mentre a San Benedetto la carenza è di nove unità (11 su 20). Fin qui, gli ospedali Asur. Passando alle altre aziende ospedaliere, la Cisl Medici segnala 11 unità in meno a Marche Nord (20 medici di pronto soccorso a fronte dei 31 necessari) e quattro all’Inrca (tre sui sette necessari). L’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, invece, ha la dotazione praticamente completa: 20 su 21 a Torrette (manca la figura del primario, il concorso è in itinere) e otto su otto al Salesi. Ma sebbene possa sembrare il quadro migliore - anche grazie all’apporto di specializzandi su cui può contare in quanto ospedale universitario - il nosocomio regionale deve gestire una media di accessi giornalieri pari a 150 unità (che hanno sfiorato quota 190 nei giorni neri) solo a Torrette. Di fronte a queste cifre, 20 persone sembrano comunque poche. «La situazione è molto critica - osserva Gabriele Brandoni, segretario regionale Cisl Marche - e provoca un effetto domino: se si spostano nefrologi o cardiologi per fare i turni di notte al pronto soccorso, inevitabilmente si allungano le liste di attesa». E aggiunge: «Molti giovani ormai preferiscono lavorare nel privato». Dal 15 giugno al 15 settembre la Regione aveva dato avvio ad una sperimentazione per contenere i tempi di attesa nei pronto soccorso che prevedeva, tra le altre cose, l’invio diretto dei pazienti agli specialisti (fast track). E dal monitoraggio era emerso come i tempi di presa in carico per i pazienti in codice rosso si fossero ridotti in media dell’11%, per quelli in codice arancione del 74%, gli azzurri del 24%, i verdi del 56%, i bianchi del 35%.

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