L’export ha già perso 1,2 miliardi: «Dobbiamo rialzarci in sei mesi»

L’export ha già perso 1,2 miliardi: «Dobbiamo rialzarci in sei mesi»
L’export ha già perso 1,2 miliardi: «Dobbiamo rialzarci in sei mesi»
di Massimiliano Viti
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Domenica 13 Dicembre 2020, 10:13

ANCONA  - «Le imprese marchigiane, specie quelle dal manifatturiero, non sono pronte per catturare la ripresa che, indicativamente ci sarà nel secondo semestre 2021, e devono usare questi sei mesi per mettersi al passo. Ma devono poter contare sull’indispensabile sostegno pubblico». Lo afferma Otello Gregorini segretario Cna Marche secondo cui, la carta da giocare è il made in Italy ma «con una strategia vera». Gregorini è molto più preoccupato per l’andamento delle imprese marchigiane, già in difficoltà ancor prima che arrivasse la pandemia.


Una preoccupazione che nasce dai numeri sull’export relativi ai primi nove mesi del 2020. In questo periodo le Marche hanno perso 1,2 miliardi di euro di export passando da 9,1 a 7,9 miliardi di euro di fatturato estero. Un calo del 13,2% che risulta più accentuato rispetto a quanto è avvenuto in Italia (-12,5%), nel Centro Italia (-11,8%) e nelle regioni simili alle Marche per struttura economica e importanza delle Pmi (Veneto -11%; Emilia Romagna -10,6%; Toscana -10,9%). Tessile abbigliamento (-27,9%), meccanica (-16,1%) e nautica (-57,4%) sono i settori più colpiti tra quelli che hanno una forte incidenza sul fatturato complessivo. Quelli dove l’export è cresciuto sono gli articoli farmaceutici (+27.3%) e segno più (+1,9%) anche per i prodotti alimentari la cui competitività rispecchia il dinamismo di produzioni fortemente diffuse e radicate sul territorio marchigiano. «La perdita di export impone di raddoppiare gli sforzi nel 2021 per favorire la presenza delle nostre imprese sui mercati esteri» afferma Gregorini. Ma come reperire i fondi e dove destinarli? «Fondi europei, statali, regionali e della Camera di Commercio devono essere convogliati per mettere in grado le imprese marchigiane di competere».
Il cambio di marcia
Il segretario di Cna Marche prosegue: «Mi riferisco all’innovazione, digitalizzazione, infrastrutture e a creare quelle filiere, quei circuiti, dove le Pmi marchigiane possono inserirsi perché non riescono a fare tutto da sole.

La carta da giocare è la qualità del prodotto ed è il made in Italy. Lo ripetiamo da tempo ma oggi occorre una strategia vera per promuoverlo e valorizzarlo nel mondo. Il made in Italy deve rappresentare il passe-partout per l’impresa italiana all’estero». Una volta create le condizioni per poter competere alla pari con gli altri, entra in campo la capacità imprenditoriale. «Se nel secondo semestre 2021 la situazione si normalizzerà, le imprese marchigiane hanno a disposizione questo lasso di tempo per prepararsi e per tornare competitive» afferma Gregorini che si dimostra preoccupato per le aziende della moda: «Credo che la media impresa si trovi nel guado e dovrà decidere dove andare: o deve studiare per diventare grande (ma è difficile) oppure deve pensare ad un futuro da sub fornitore avanzato della griffe. Ossia partner capace di offrire una serie di servizi ». 

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