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ANCONA

Effetto Banca Marche e credito: Marche sempre più distanti dal Nord. I dati di una regione in decadenza

Effetto Banca Marche e credito: Marche sempre più distanti dal Nord. I dati di una regione in decadenza
Effetto Banca Marche e credito: Marche sempre più distanti dal Nord. I dati di una regione in decadenza
di Veronique Angeletti
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 26 Gennaio 2023, 05:25 | 4 Minuti di Lettura

ANCONA - Le Marche, regione sì in transizione ma “a metà del guado” secondo il Centro Studi della Cna Marche. Attraverso la lente di una serie di indicatori, gli analisti della Confederazione nazionale dell’artigianato e della Piccola Impresa hanno rivisto la posizione della nostra regione tra il Centro Nord e il Mezzogiorno. Dalla fotografia, le Marche, insieme all’Umbria, risultano per capacità di creare ricchezza agli ultimi posti dell’Italia del Centro Nord e prima regione del Mezzogiorno. Un declino che, evidenziano i dati, si trasforma in picchiata dal crac di Banca Marche in poi. La nostra regione non riesce a scommettere sul proprio futuro come dimostra l’indicatore in percentuale del Pil degli investimenti. 

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La metafora


Insomma, le Marche sono “a metà del guado”, immagine che racconta una regione audace ma sfiduciata e che circola con il freno tirato. Per dimostrarlo l’economista Giovanni Dini il direttore del Centro, va al di là del Pil pro capite (dodicesima posizione subito dopo la Toscana, 28mila euro contro i 30.100 di media nazionale). «Indicatore positivo, “a metà del guado” – chiarisce – che si scontra con altri indicatori di arretramento come la poca intensità di accumulare il capitale». Spiega che la quota (16,3) posiziona le Marche terzultime in graduatoria e che non va interpretata come un segnale di cautela ma di poca fiducia nel futuro generata da una serie di problemi come il credito. «A differenza di altre regioni - commenta - non abbiamo delle banche locali capillarmente presenti sul territorio e le nostre micro e piccole imprese ne soffrono. Lo si nota proprio nel numero degli sportelli sul territorio, molte aziende devono uscire dal loro comprensorio, il che condiziona il rapporto con il credito. Di conseguenza, gli investimenti sono bassi e le aziende non riescono ad essere al passo con le tecnologie e le innovazioni». 


La specializzazione


Arretramento compensato tuttavia dalla specializzazione produttiva nei settori ad alta tecnologia che riposiziona le Marche “a metà del guado” così come la quota degli addetti nei settori ad alta intensità di conoscenza. «Perché nelle Marche – fa notare Dini - si fa di tutto e pure bene. Dalle produzioni tradizionali a quelle più evolute. Lavoriamo – ricorda - per l’aerospazio, per l’automotive, i settori premium delle automobili, nella ricerca applicata». La “metà del guado” si verifica pure nel mondo del sapere. «Quattro università ma poca capacità di occupare i laureati se, dopo tre anni, i tassi di occupazione sono a metà strada. Manca quell’equilibrio tra le richieste degli imprenditori e la preparazione dei lavoratori».

Anche se la collocazione regionale per i tassi di disoccupazione vede le Marche precedere qualche regione del Centro e del Nord. Nella fotografia dell’economia reale ci sono altri indicatori altalenanti. Le Marche sono terzultime per l’indice di utilizzazione del trasporto ferroviario. Deriva sicuramente dalla configurazione della regione ma siamo anche terzultimi nell’uso dei trasporti pubblici. Esiste un problema di infrastrutture di base, lo si intuisce dal porto, dall’aeroporto, dai centri intermodali.

In sintesi, abbiamo una regione con grandi potenzialità ma che, per colpa di tutta una serie di aspetti, è rallentata e che vanno affrontati». Come siamo “a metà del guado” nell’economia sommersa e illegale. «Anche sotto questo profilo – conclude - con l’Umbria si collochiamo a metà tra le regioni del Centro Nord e del Mezzogiorno». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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