Caso Moncaro, la Regione in pressing: «Preoccupati per la filiera del vino»

L'assessore Antonini: «Con il governatore stiamo seguendo la vicenda momento per momento» «Alla politica non interessa chi è a capo dell’azienda, ma la sorte dei suoi lavoratori»

Caso Moncaro, la Regione in pressing: «Preoccupati per la filiera del vino»
Caso Moncaro, la Regione in pressing: «Preoccupati per la filiera del vino»
di Véronique Angeletti
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Giovedì 14 Marzo 2024, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 08:27

MONTECAROTTO - Capita proprio in un momento inopportuno, il terremoto che scuote Terre Cortesi Moncaro. Il cambio repentino del suo storico presidente solleva dubbi e perplessità da parte di tanti soci e fornitori sulla gestione della prima cooperativa vitivinicola delle Marche. E ciò a 20 giorni dall’appuntamento più importante nel mondo del vino: VinItaly, in scena dal 2 al 5 aprile a Verona che, non a caso, si sincronizza con l’operazione “Dalla Vigna alla Tavola” in ogni provincia e, questa settimana, con la presenza delle Marche a Valladolid, fiera spagnola ultra-specializzata nell’enoturismo. 


Le reazioni


Operazioni che fanno dell’abbinamento tra il vino e la cultura dei luoghi un asset su cui implementare e destagionalizzare il turismo. «Si tratta di una vicenda che, con il presidente Francesco Acquaroli - entra nel merito l’assessore all’Agricoltura Andrea Maria Antonini - stiamo seguendo momento per momento poiché ci teniamo ad essere costantemente aggiornati.

Le nostre preoccupazioni sono rivolte sia ai lavoratori che all’intera filiera. La Moncaro, è importante ricordarlo, è rilevante per tutto il sistema vitivinicolo marchigiano ed in particolare per l’area del Doc Verdicchio. Il che ci porta ad essere attenti osservatori». Una precisione a cui tiene. «Perché – insiste - si tratta di provvedimenti presi all’interno di un consiglio di amministrazione che ha deciso in maniera assolutamente libera, autonoma, di esprimere legittimamente un nuovo presidente e di studiare nuovi percorsi».

Categorico avverte: «Alla politica non interessa chi è a capo di una cooperativa, ma che venga garantita la sorte dei lavoratori, pagati gli stipendi e che non ci siano ripercussioni sulle filiere regionali della produzione dell’uva e del vino». Conferma che lui e il presidente Acquaroli hanno parlato con il mondo della cooperazione e delle associazioni agricole che gestiscono a vario titolo il sistema Moncaro «e - conclude – abbiamo avuto delle garanzie sulle preoccupazioni riguardanti i lavoratori e la stabilità della filiera che porta alla raccolta delle uve alla trasformazione». Parole che arrivano in una giornata febbrile come quella di ieri. Tanti i soci che s’interrogano sulle sorti della vendemmia 2024. Il fermo, per gravi problemi di liquidità, della Cooperativa Agricola Moderna - l’impresa di Castelplanio che cura i filari di oltre 200 ettari e fornisce a Moncaro tra 15 e 20mila quintali d’uva - capita in un periodo complicato.

Con le temperature al di sopra delle medie stagionali, i filari chiedono interventi tempestivi e con personale esperto. Dalla potatura dipende la salute e la produttività delle vite e i 45 operai della Moderna, storica fornitrice del servizio potenzialmente ai 600 soci della cooperativa di Montecarotto, aspettano di essere pagati da ottobre. Un incontro tra Moncaro e la Moderna è programmato oggi a fine giornata. 

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