Il musicista del food a New York, l'ingegnere industriale e l’architetto giramondo pentito: storie di marchigiani all'estero

Il musicista del food a New York, l'ingegnere industriale e l’architetto giramondo pentito: storie di marchigiani all'estero (Da sinistra: Andrea Blefiore, Mattia Fiumani, Francesco Stefanelli)
Il musicista del food a New York, l'ingegnere industriale e l’architetto giramondo pentito: storie di marchigiani all'estero (Da sinistra: Andrea Blefiore, Mattia Fiumani, Francesco Stefanelli)
di Andrea Maccarone
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Sabato 28 Gennaio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 14:28

ANCONA - Poche opportunità di lavoro. Quelle che ci sono non soddisfano le aspettative. Fare carriera è un’utopia. E se mai accadesse, i tempi sono biblici. Per questi e per una valanga di altri motivi molti marchigiani under 40 preferiscono fare le valigie e andarsene. Preferiscono espatriare verso Paesi e metropoli dove le capacità vengono valorizzate. E la meritocrazia viene applicata come normale prassi e non come eccezione. Salvo poi, in alcuni casi, tornare a casa, per una strana forma di saudade. 


L’ingegnere industriale


Fatto sta che Francesco Stefanelli, anconetano, 39 anni, laurea in ingegneria industriale a Bologna, si trova a New York dal 2021 e si occupa di Mergers & Acquisitions in ambito Manufacturing e Supply Chain. Tradotto: fusioni e acquisizioni che hanno lo scopo di modificare l’assetto di due o più aziende. «Lavoro con multinazionali e fondi di investimento e Private Equity» spiega. Mentre Andrea Belfiore, anconetano di 36 anni, è arrivato a New York nel 2010 (dopo aver già trascorso tre anni a Boston) grazie alla musica: «Avevo vinto una borsa di studio per frequentare il Berklee college of music».

Oggi si trova ad aver fondato una società che fa training di cucina italiana e fattura 1,6 milioni di dollari. E grazie alle sue passioni (musica e cucina) ha conosciuto Joe Bastianich con cui ha partecipato alla nuova edizione di Pechino Express in onda su Rai2 a partire da marzo.

Poi c’è Mattia Fiumani, osimano di 40 anni, che ha vissuto all’estero ben 15 anni: Australia, Egitto, Isole Fiji, Scozia, Svizzera, Los Angeles e Germania. È espatriato da architetto. A Berlino ha avuto l’illuminazione per la regia. Oggi ha fondato un collettivo di registi che ha sede sul monte Conero. Dei tre è l’unico che ha fatto ritorno in patria. «Cerco un equilibro tra quello che è la mia identità e un confronto continuo che manca nei posti piccoli» dice Mattia. 


I contesti 


Quello che ha spinto i tre marchigiani a lasciare la provincia è stata la necessità di rapportarsi con contesti più ampi, più performanti. A New York, ad esempio, «c’è un mercato del lavoro in continua evoluzione che spinge le persone ad aggiornarsi, a competere, credere e sviluppare i propri sogni da imprenditori - spiega Francesco - qui il tasso di disoccupazione è ai minimi». Lo conferma anche Andrea Belfiore, che da batterista professionista ha switchato la sua professione in chef e formatore di culinary experiences: «Sono partito con un sito da 500 dollari fatto durante la pandemia perché tutte le attività musicali live erano ferme - racconta - adesso ho una società che fa training di cucina. Sono diventato uno chef, insegnando agli americani a fare la pasta fatta a mano».


I ripensamenti 


Il confronto con le grandi realtà è entusiasmante. Salvo che a un certo punto scatti una molla. «La vita nelle grandi città non mi è piaciuta più - racconta Mattia - è fatta di una competizione sfrenata che come prezzo da pagare ha la perdita della propria identità. Mentre la vera sfida, per me, è mantenere un’identità. Così sono tornato». In fondo un pizzico di nostalgia dell’Italia ce l’hanno un po’ tutti gli expat. «Amo l’Italia - dice Andrea - forse un giorno tornerò, ma preferirei comunque una grande città».
 

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