ASCOLI Crescono gli incidenti sul lavoro nella provincia picena, anche se nessuno per fortuna si è rivelato mortale. Calano, dopo anni, le denunce di malattia professionale. I numeri fanno riferimento al primo bimestre di quest'anno. Si passa da 295 a 315 denunce di incidenti rispetto allo stesso periodo del 2023. L'aumento segna +6,8%. Il risultato è maggiore di quello regionale.
Le denunce
Nelle Marche, infatti, le denunce di infortunio passano da 2.434 a 2.487 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+2,2%).
Gli infortuni
Erano 5 nel primo bimestre 2023, sono scesi a 2 nel medesimo periodo del 2024 (-60%). Nessuno nella provincia picena. Le denunce di malattia professionale, protocollate dall’Inail, nel primo bimestre del 2024, sono state 1.261 (+119 casi ovvero +10,4% rispetto allo stesso periodo del 2023). Il 90% è del settore industria e servizi. Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, quelle del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nel primo bimestre del 2024, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori e dalle patologie del sistema respiratorio. Arriva qui una buona notizia: dopo anni nel Piceno si registra una diminuzione del 16,9% (da 148 a 123 denunce).
«I dati illustrati, sempre provvisori e soggetti a variazioni, sono sempre fonte di riflessione e preoccupazione – commenta Guido Bianchini, presidente del comitato Inail Ascoli -. Le norme di tutela ci sono, anche se spesso poco chiare, con necessità di snellimento, con un sistema di controllo efficace da implementare, che sia proattivo, sensibile e di qualità; è altresì vitale implementare tutte le azioni possibili per diffondere la cosiddetta cultura della sicurezza partendo dai futuri lavoratori del domani. Così come le sinergie di tutti gli attori interessati condividendo azioni e comportamenti virtuosi anche alla luce di una nuova organizzazione del lavoro che si sta delineando. Non si possono infine ignorare, in questo nuovo contesto, le problematiche sulle differenze di genere e i tanti lavoratori stranieri presenti nelle nostre aziende».