Farsa Covid Hospital nelle Marche: le pulizie last minute e il video boomerang

Farsa Covid Hospital nelle Marche: le pulizie last minute e il video boomerang
Farsa Covid Hospital nelle Marche: le pulizie last minute e il video boomerang
di Martina Marinangeli
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Martedì 6 Febbraio 2024, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 15:30

CIVITANOVA Quando la toppa è peggio del buco. Il buon senso vorrebbe che, di fronte ad un evidente problema - causato peraltro da un vuoto di azione amministrativa - si alzasse la mano per chiedere scusa e, soprattutto, ci si rimboccasse le maniche per risolverlo. Invece, vivendo nel mondo al contrario, chi sarebbe deputato a sistemare le cose finge che il problema non esista e punta il dito contro chi quel problema lo sottolinea con l’evidenziatore fosforescente. Non ci voleva neanche l’occhio di lince per vedere come il fu Covid Hospital si fosse trasformato in una cattedrale nel deserto, custode involontaria di macchinari costosi e all’avanguardia come la Tac a 128 strati, inutilizzata da oltre 2 anni e mezzo. 


Il video beffa

Invece, con un video pubblicato domenica sul profilo Facebook, il consigliere regionale di FdI Pierpaolo Borroni decide di insidiare Samuel Beckett nel ruolo di padre del Teatro dell’assurdo e di ridefinire i canoni del genere. Stanco delle «inutili polemiche» (cit.) innescate dal Pd sulla triste sorte della struttura e del macchinario hi-tech rimasto a prendere polvere, l’esponente FdI - santo e martire della maggioranza - decide di fare un sopralluogo al Covid Hospital per dimostrare che è tutto in ordine e che non ci sono macchinari lasciati lì, sospesi nel tempo e nello spazio. E questo, nonostante fosse stato lo stesso Borroni a dire, il 27 gennaio, che «mancano da consegnare alcuni monitor, ventilatori di Terapia intensiva che hanno necessitato di particolare manutenzione e pezzi di ricambio», e la famigerata Tac.

E casomai ci fossero dei dubbi e a riprova che qualcosa ancora giacesse al Covid Hospital in attesa di approdare in più consoni lidi, ecco le foto pubblicate dal Corriere Adriatico - scattate lo scorso venerdì - che immortalano, oltre alla Tac, un solitario macchinario (all’apparenza un ecografo portatile) e una sorta di frigo. Ma guarda alle volte il caso, improvvisamente ieri questi ultimi due reperti erano spariti dalla stanza. Perché erano rimasti lì fino ad ora, se è stato possibile spostarli in appena un weekend? In altri scorci, si potevano invece notare accumuli di rifiuti, segno della scarsa attenzione data a quei locali che negli 8 mesi di attività hanno salvato 740 vite. Ma Borroni vuole «smentire le bugie» e inizia il sopralluogo domenicale all’interno dell’astronave di Bertolaso in declino perché «le grandi polemiche di questi giorni vanno dissipate e va detta la verità».

Il riferimento è in particolare a Giulio Silenzi, che per primo ha acceso i fari sullo scandalo della Tac in stand by, e a Francesco Micucci e Romano Carancini che lo hanno rilanciato. «I corridoi sono completamente vuoti - fa da Cicerone l’esponente di FdI, che prosegue il tour per le sale degenza e quella dove erano stati allestiti letti e macchinari per i pazienti Covid da intubare - non c'è più nessuna strumentazione». E ci mancherebbe che fossero ancora piene, con i caschi e i ventilatori, dopo oltre 2 anni e mezzo di inattività. Vale infatti la pena ricordare che l’ultimo paziente ha lasciato il Covid Hospital il 30 giugno 2021. Ma il meglio doveva ancora venire. «Andiamo a vedere le altre stanze», imperterrito Borroni. Come nella più surreale pièce teatrale, alle sue spalle iniziano a comparire addetti alle pulizie intenti a lucidare i pavimenti e ammassare rifiuti in grandi sacchi per l’immondizia. «Tra l'altro oggi è domenica e stanno ancora lavorando», afferma Borroni nel video. Non è uno scherzo: l’ha detto davvero. 

Quante probabilità ci sono che l’impresa si sia recata di sua sponte a pulire un Covid Hospital inutilizzato da due anni e mezzo, di domenica soprattutto, guarda caso proprio dopo la bufera mediatica che si è scatenata sulla struttura? Ci sbilanciamo: nessuna. Però ci teniamo a proseguire con l’ineffabile Borroni il tour della struttura fantasma. Uffici, ambulatori, servizio farmaceutico. Tutto vuoto. Si arriva poi al clou del sopralluogo: la stanza della famigerata Tac a 128 strati, preceduta da quella con la consolle per manovrarla in cui sono ancora presenti - ovviamente - le strumentazioni. «Le polemiche concernenti questo strumento sono assolutamente strumentali», tuona il consigliere FdI. Strumentali sulle strumentazioni, è uno spasso anche nella cacofonia. A sostegno della sua tesi porta quindi un’argomentazione degna del miglior realismo magico: «Fino al 5 maggio 2023 l'Oms non aveva decretato la fine della pandemia».

Avete capito bene. Al Covid Hospital non entrava più un paziente dal giugno 2021 perché nel frattempo, grazie all’effetto dei vaccini e ai posti letto di Terapia intensiva e semi-intensiva realizzati dalla Regione negli ospedali ordinari, il virus era diventato più gestibile. Non serviva più la struttura emergenziale. Ma a quanto pare, alle latitudini di Civitanova il messaggio è arrivato solo il 5 maggio scorso e «subito dopo quella data, l'Ast ha cominciato a riorganizzare tutta la strumentazione - ricostruisce l’iter Borroni - nel bilancio 2024 abbiamo previsto i 500mila euro per il trasferimento di questo strumento». Nel frattempo, nei due anni e mezzo di vuoto pneumatico, utenze e videosorveglianza hanno richiesto risorse per circa 640mila euro. La domanda pare scontata: perché in questo lasso di tempo in cui il Covid Hospital è rimasto nel limbo, uno strumento fondamentale come la Tac di ultima generazione non è stato utilizzato intanto per la diagnostica? Eppure, per smaltire le lunghissime liste di attesa un macchinario come quello servirebbe eccome, visto che la diagnostica è tra i segmenti più in sofferenza. Domande che si perdono tra le sabbie del tempo. Come la Tac e il Covid Hospital. 

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