Fabio non aspetta più: «Ho fretta di morire, scelgo la sedazione». Immobilizzato a letto da 18 anni, ha chiesto di accedere al suicidio assistito

Fabio Ridolfi, immobilizzato da 18 anni a causa di una tetraparesi
Fabio Ridolfi, immobilizzato da 18 anni a causa di una tetraparesi
di Federica Serfilippi
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Martedì 7 Giugno 2022, 08:40

ANCONA - Fabio Ridolfi, immobilizzato da 18 anni a letto a causa di una tetraparesi, non può più aspettare ritardi e comunicazioni da parte dell’Asur Marche. Il 46enne di Fermignano ha deciso che sarà la sedazione profonda e continua a condurlo verso la morte, mettendo fine alle sue sofferenze. A comunicare la decisione è stato lo stesso Ridolfi, attraverso il puntatore oculare, l’unico strumento con cui ancora riesce a comunicare: «Da due mesi la mia sofferenza è stata riconosciuta come insopportabile. Ho tutte le condizioni per essere aiutato a morire. Ma lo Stato mi ignora. A questo punto scelgo la sedazione profonda e continua anche se prolunga lo strazio per chi mi vuole bene» il messaggio del 46enne, contenuto in un video diffuso ieri mattina su Youtube.

La scelta del fermignanese, assistito dall’associazione Coscioni nella sua battaglia per il “diritto a morire”, è arrivata a seguito della diffida inviata lo scorso fine mese dai suoi legali all’Asur Marche e ancora in attesa di risposta. 


Le tappe
L’azienda veniva esortata ad eseguire in tempi stretti le dovute verifiche sul farmaco da utilizzare (e il quantitativo) per poter accedere all’aiuto medico per la morte volontaria.

La diffida era arrivata come conseguenza della mancata indicazione del farmaco e delle relative modalità di somministrazione all’interno della relazione medica dell’equipe di esperti dell’Area Vasta 1. «Una diffida cui, però, l’Asur ad oggi non ha mai risposto – ha fatto sapere l’associazione Coscioni -. Decorsi i termini, i legali di Fabio avrebbero potuto legittimamente procedere con un’azione penale nei confronti dei responsabili dell’inadempimento per omissione di atti d’ufficio». Il 46enne ha invece deciso che non può e non vuole più perdere tempo. Ha così scelto di morire con la sedazione profonda e continua, sospendendo i trattamenti salva-vita. 


Il parere
Il parere favorevole del Comitato etico sulla sussistenza delle condizioni necessarie per procedere con l’aiuto medico alla morte volontaria, mancante della indicazione del farmaco e delle modalità di somministrazione, era arrivato all’indomani di un appello pubblico di Fabio Ridolfi «e dopo essere stato bloccato per 40 giorni dalla Asur Marche». Un percorso, quello del 46enne, tortuoso e travagliato. «Fabio aveva un diritto, quello di poter scegliere l’aiuto medico alla morte volontaria, legalmente esercitabile sulla base della sentenza 242 della Corte Costituzionale (Cappato\Dj Fabio)», hanno detto Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretario/coordinatrice del collegio difensivo e tesoriere dell’associazione Coscioni . 


Il diritto negato
Un diritto «che gli è stato negato - proseguono - a causa dei continui ritardi e dell’ostruzionismo di uno Stato che, pur affermando che ha tutti i requisiti previsti dal giudicato costituzionale e riconoscendo che le sue sofferenze sono insopportabili, gli impedisce di dire basta. Fabio merita rispetto e non di essere ignorato da uno Stato che crudelmente lo costringe a una sofferenza continua e non garantisce la sua scelta legalmente attuabile». E ancora: «Ogni giorno che passa per Fabio è un giorno di sofferenza in più, per questo ha deciso di non voler più aspettare e di procedere con la sedazione profonda e con la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale. È da oltre due mesi che aspetta e l’Asur continua a ignorare la sua richiesta, dopo aver tenuto per 40 giorni in un cassetto un parere che affermava la presenza dei requisiti per accedere legalmente al suicidio assistito». 

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