Sentiero del granchio nero, una passeggiata tra cascatelle e boschi nelle Marche. Ecco le istruzioni per una bella gita

Una delle cascatelle lungo il sentiero del granchio nero a Castelplanio
Una delle cascatelle lungo il sentiero del granchio nero a Castelplanio
di Arianna Carini
4 Minuti di Lettura
Domenica 6 Giugno 2021, 04:35

CASTELPLANIO  - Il “Sentiero del granchio nero” di Castelplanio è uno degli ambienti naturalistici più interessanti delle Marche. Immerso in una ricca e variegata vegetazione, è particolarmente adatto anche ai bambini ed in un periodo di piena riscoperta della natura per belle passeggiate senza assembramenti, rappresenta una delle attrazioni più suggestive nella provincia di Ancona, percorribile a piedi, in mountain bike o anche a cavallo.

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Il crostaceo
Deve il suo nome alla particolare pigmentazione del crostaceo che qui è presente, di colore nero appunto, a differenza della specie più comune del granchio la cui corazza è grigia con striature giallastre. È un crostaceo con cinque paia di arti: il primo - munito di robuste chele - serve per la predazione e la difesa; gli altri quattro per spostarsi lateralmente nella tipica andatura dei granchi. L’animaletto è un ottimo indicatore ambientale sullo stato di salute dei bacini idrici, vivendo esclusivamente su acque sorgive superficiale perenni, cioè con costanza di acqua tutto l’anno. Come appunto quello di Castelplanio. Il sentiero - che parte dalla frazione di Macine a valle - costeggia il torrente e si inerpica all’interno della boscaglia che esalta la biodiversità, tra piccole cascatelle e laghetti spontanei, facendo immergere il visitatore in un vero e proprio angolo di natura selvaggia.

Flora e fauna
Lungo il tragitto si può apprezzare come la vegetazione ripariale abbia trovato in questo ambiente uno sviluppo ottimale, annoverando specie significative molto localizzate come l’òntano nero, il pioppo bianco e il nocciolo, mentre lo strato erbaceo è dominato dal farfaraccio e specie floreali che vanno dal narciso all’orchidea selvatica per arrivare alle beccalunga e all’ombelico di Venere. Tra i mammiferi che vi trovano rifugio è facile imbattersi in segni e tracce lasciate dal timido riccio, vorace insettivoro, dall’elusivo istrice o dall’arvicola terrestre, mentre nelle pozze che si formano tra le pietre dei piccoli corsi d’acqua perenni è possibile osservare la rana verde ed il tritone crestato del gruppo degli anfibi. Sugli alberi è un concerto tra i cinguettii del rigogolo (riconoscibile per la vistosa colorazione gialla del dorso), dell’usignolo, del pettirosso, del picchio verde e della ghiandaia. Nottetempo si apprezzano anche i versi di gufi, civette e barbagianni.

L’antica fonte
Da menzionare, nei paraggi, l’antica Fonte del Coppo (sec. XVIII), primo presidio di approvvigionamento idrico del luogo. Il percorso, punteggiato da alcune aree di sosta attrezzate con panche e tavoli, permette ai visitatori di poter salire fino all’abitato di Castelplanio e ammirare anche il suo piccolo ma suggestivo centro storico. Un’ora e un quarto per salire, tre quarti d’ora per ridiscenderlo, percorrendo la valle con gli occhi della natura, i cui segni presenti evocano immagini di altri tempi, di una felice arcadia agroforestale, di romantiche passeggiate tra i boschi di quelle immortalate nei paesaggi ottocenteschi.

COME ARRIVARE

La statale 76 è la strada più veloce per raggiungere Castelplanio. Utilizzare l’uscita Castelplanio-Maiolati Spontini. Lasciare l’auto nel piazzale antistante la chiesa di Macine di Castelplanio (detto anche Castelplanio Stazione). Seguire via Copparoni fino all’imbocco, ben segnalato, del sentiero. Il sentiero, inizialmente pianeggiante, fiancheggia il fosso (dove c’è sempre acqua). Dopo circa 2 km inizia a salire fino al paese sbucando nella piazza del Municipio di Castelplanio (palazzo Mancini).

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