ANCONA - L’ora in cui il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta staziona al quarto piano di corso Stamira, sede regionale dem ad Ancona, è la peggiore, meteorologicamente parlando, degli ultimi tempi. Piove a secchiate, la metafora del caso Elica. Difronte e al suo fianco, pochi convocati, quasi tutti di Ancona: i segretari Gostoli e Alessandrini, l’onorevole Morani, i consiglieri regionali Mangialardi, Mastrovincenzo e Bora, la segretaria della federazione provinciale Sartini, i tre sindacati in rappresentanza dei lavoratori, la vice sindaca di Cerreto, Bellomaria e il segretario comunale, Cola.
Un filo di ironia affiora tra gli argomenti spigolosi e ingombranti della crisi fabrianese, motivo irrinunciabile del blitz, riservato e dell’ultim’ora, del leader dem. «Il Pd che torna a parlare di lavoro, diluvia!» la tocca piano, sorridendo alla fine, Pierpaolo Pullini, Fiom Cgil.
Il tema dell’alto di gamma
Ha appena spiegato perché i sindacati puntano a far tornare la produzione alto di gamma dell’azienda di cappe dalla Polonia a Mergo: «Perché così ci sarà formazione, riqualificazione e soprattutto prospettiva».
Letta ascolta per 40’ e poi prende la parola: «Questa è una delle prime regioni in cui metto piede dopo il Covid, volevo esserci perché si tratta di un tema drammatico e voglio dare a questo tema visibilità nazionale. Bisogna lavorare su tre livelli: la vicenda in sè, la crisi sistemica perché questa di Elica sta dentro una storia più complessiva. Non siamo per i cerotti, le delocalizzazioni. Chi delocalizza è rimasto indietro di dieci anni ed è come chi manda gli sms con i Nokia. È una situazione molto difficile per la quale c’è bisogno di una strategia nazionale. Torno a Roma con l’idea che le Marche non si salveranno da sole, si salveranno se c’è una strategia nazionale. Terzo, il cuore del ragionamento sul futuro del manifatturiero è intimamente connesso a questa grande trasformazione europea della sostenibilità: questa vicenda capita alla fine della pandemia che ha stravolto i rapporti tra sistemi di produzione e territorio. Ne parlerò con Gentiloni, sono ottimista sul futuro del Paese, vedo un sindacato mai così moderno».
Introduce la fase delle Agorà al via dal primo settembre, «lo strumento di democrazia partecipativa più largo mai visto» («non c’entra niente con Rousseau», chiosa). Una pre Agorà sarà proprio nelle Marche. Poi a lato dell’incontro, il futuro del Pd. Nazionale, ma i concetti sono traslabili al locale: «La chiave di tutto è stare sui temi. Il paradigma saranno le Agorà, meno litigi, priorità a lavoro e sviluppo dei territori».