Pd Marche, congresso nel guado. Letta manda Mauri per cercare una candidatura unitaria

Matteo Mauri, parlamentare del Pd
Matteo Mauri, parlamentare del Pd
di Martina Marinangeli
3 Minuti di Lettura
Sabato 27 Novembre 2021, 09:00

ANCONA - Il Partito democratico ha trovato la «figura autorevole» che guiderà i dem marchigiani verso il congresso regionale, slittato al prossimo anno (come data ultima, si è parlato del 15 febbraio). Si tratta di Matteo Mauri, ex viceministro agli Interni nel governo Conte II, carica ricoperta tra l’agosto 2020 ed il febbraio 2021.

Deputato e membro della segreteria nazionale – attualmente è anche commissario della provincia di Latina –, è stato scelto dai vertici del Nazareno per traghettare il partito nell’ultimo miglio, in quella che è stata definita una «fase di decantazione e di riattivazione del dialogo», prima della chiamata alle urne per il dopo Gostoli

Variante Omicron, il virologo Menzo: «Potrebbe scalzare la Delta e sembra molto contagiosa. Vaccinare il più possibile»

 
La scelta
La decisione di mandare un commissario nelle Marche per evitare che il congresso si trasformasse in un bagno di sangue, era stata presa lo scorso sabato e ieri, la segreteria nazionale ha estratto il nome dal cilindro, dopo una lunga riflessione per individuare la persona più giusta per il ruolo.

La comunicazione della nomina arriva in tarda serata con una nota stringata: «il segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta, al fine di proseguire nel percorso di dialogo e condivisione attivato nelle ultime settimane e rivolto al rafforzamento della proposta politica del Pd nelle Marche, ha nominato il deputato Matteo Mauri, responsabile Cittadinanza e Immigrazione del partito, coordinatore per la celebrazione del Congresso regionale, che dovrà tenersi comunque entro il 15 febbraio 2022».


Cosa succede adesso
Il compito principale di Mauri sarà quello di fare da supervisore affinché la competizione si svolga nel massimo del fair play e non diventi il solito regolamento di conti interno tra correnti.

Un moderatore che tessa la trama per ripristinare l’unità d’intenti. Più facile a dirsi che a farsi, nel litigioso Pd marchigiano. Tanto più che due agguerriti schieramenti sono già in campo: uno a sostegno dell’ex sindaco di Force Augusto Curti, che può contare sui dem dell’Ascolano guidati da Luciano Agostini, parte di quelli del Fermano e sui pesaresi dell’area Ricci; l’altro appoggia la candidatura del consigliere regionale ed ex presidente dell’Assemblea legislativa Antonio Mastrovincenzo, che si prende la maggioranza dell’Anconetano, quasi tutto il Maceratese – Carancini, Comi e Sciapichetti in testa – e la quota del Pesarese vicina all’ex governatore Ceriscioli. Non è un mistero per nessuno che, nei desiderata del segretario Letta, la candidatura unitaria – se donna, anche meglio – è al primo posto, e c’è da scommettere che un ultimo, estremo, tentativo in questo senso il commissario lo farà.


Le contrapposizioni
Ma tra veti incrociati e posizioni già esacerbate, sembra più un’utopia che una vera prospettiva. Anche perché, dopo mesi di trattative, ormai la maggior parte delle figure papabili si è posizionata nell’una o nell’altra metà campo, cosa che le rende, de facto, schierate e dunque non unitarie. Si profila dunque all’orizzonte il duello Curti-Mastrovincenzo, al netto di colpi di scena last minute.

© RIPRODUZIONE RISERVATA