Enrico Letta (Pd): «Il modello Marche di Meloni comprime i diritti. La scelta del 25 epocale»

Enrico Letta (Pd): «Il modello Marche di Meloni comprime i diritti. La scelta del 25 epocale»
Enrico Letta (Pd): «Il modello Marche di Meloni comprime i diritti. La scelta del 25 epocale»
di Martina Marinangeli
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Mercoledì 14 Settembre 2022, 02:45

Enrico Letta, segretario nazionale del Pd: la sua rivale Giorgia Meloni è venuta ad Ancona e ha parlato di modello Marche come quello da applicare – in caso di vittoria – alla gestione del governo nazionale.

Lei che di Marche se ne intende, è convinto che sia il caso di esportare questo modello?
«Il modello Marche a cui si riferisce Giorgia Meloni sta comprimendo i diritti, come quello delle donne ad una gravidanza libera, sicura e consapevole. A Meloni ha dato molto fastidio che Chiara Ferragni denunciasse al mondo come ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza sia difficile nelle Marche. Il 25 settembre si contrappongono due visioni alternative dell’Italia: la nostra guarda al futuro, punta sull’occupazione, sui diritti, sui giovani, sulle donne e sull’ambiente. E poi c’è quella della destra, che vuole riportare l’Italia al passato, isolata in Europa, un Paese dove ognuno avrebbe meno diritti». 
Considerando la crisi incombente, quali sono le proposte che mettete in campo utili anche alla nostra regione, tra le più manifatturiere d’Europa?
«Sono in arrivo 17 miliardi del decreto aiuti che abbiamo sbloccato in Senato. Vogliamo raddoppiare il credito di imposta per le aziende. Servono subito un tetto europeo al prezzo del gas (a ottobre è tardi), il disaccoppiamento del prezzo dell’energia da rinnovabili, 12 mesi di prezzi calmierati. I fondi del Pnrr saranno preziosi per rendere il tessuto delle piccole e medie imprese italiane più innovativo e competitivo. E’ per questo che non possiamo perdere quelle risorse, come vorrebbe la destra che vuole rinegoziare il piano».
Nelle Marche più di un’azienda è ormai in mano a gruppi stranieri, con risultati come minimo ondivaghi: ritiene che sia una distorsione da modificare attraverso provvedimenti legislativi oppure è un inevitabile pegno da pagare al mercato?
«La grande tradizione marchigiana delle piccole medie imprese artigiane del Made in Italy deve essere sostenuta. Il Pnrr servirà anche ad accompagnare queste aziende nella essenziale transizione ecologica e digitale. Agli stranieri che investono dobbiamo chiedere continuità e serietà, non fideiussoni come vorrebbe Meloni».
Lei è particolarmente legato alla zona di Fabriano: pensa che quel modello economico sia ormai superato?
«Purtroppo i dati della disoccupazione parlano della crisi profonda di un modello produttivo, ma la città ha le energie per mettere in atto un cambiamento».
L’emergenza energetica ha riportato d’attualità l’annosa questione delle trivellazioni nel Mar Adriatico di fronte alle nostre coste. I suoi ex alleati dei 5 stelle continuano ad opporsi: il suo partito da che parte sta?
«L’Italia ha bloccato le trivellazioni in Adriatico da metà degli anni ‘90 a causa del pericolo della subsidenza. Il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee ha limitato le trivellazioni per questo. La crisi energetica ha indotto il ministero della Transizione ecologica a rivedere quel piano. Per noi è evidente che il gas sia una fonte di transizione, specie perché il nostro fabbisogno energetico è soddisfatto per il 40% da rinnovabili e vogliamo incrementare la produzione di 85 GW entro il 2030».
Governo e ministro Giovannini hanno previsto nella Finanziaria i fondi per l’arretramento della ferrovia Adriatica, ma solo per un tratto. La Regione si è opposta pretendendo l’intero percorso come condizione per l’intesa. Cosa si fa a questo punto?
«Il meglio è sempre nemico del bene, la Regione ha sbagliato. Se la governasse il Pd suggerirei di realizzare intanto quel tratto».
Nella nostra regione ci sono due dei sindaci più considerati tra quelli del suo partito: Mancinelli e Ricci potranno avere presto un ruolo nazionale nel percorso di rinnovamento del Pd?
«Siamo orgogliosi di Mancinelli e Ricci. Per noi i sindaci sono fondamentali, sono l’istituzione più vicina ai bisogni delle persone. Nel percorso di rinnovamento del partito che ho intrapreso hanno già questo ruolo». 
Il Pd marchigiano ha dimostrato scarsa compattezza tanto da costringerla a commissariarlo. Le candidature hanno diviso ulteriormente: se ne uscirà prima o poi?
«Il modo migliore è vincere il 25 settembre contro questa destra oscurantista. La scelta è epocale».
 

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