Spacca, strategie, delusioni e successi
"Il Pd dovrà vedersela con me"

Spacca, strategie, delusioni e successi "Il Pd dovrà vedersela con me"
di Lolita Falconi
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Aprile 2015, 21:46 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno, 10:56
ANCONA - Sarà una sfida determinante per il futuro delle Marche. Secondo Spacca sarà un referendum tra due modi di concepire la politica: da una parte chi privilegia la governance di sistema, la coesione sociale, il sostegno all’imprenditoria e all’imprenditorialità (lui) e dall’altra chi pensa solo a soddisfare la bramosia di una burocrazia di partito, in particolare quella pesarese, da tempo desiderosa di tornare al potere (il Pd). Ieri il presidente ha cancellato, per impegni, la conferenza stampa in programma nel pomeriggio all’Hotel City con Quagliariello e D’Alia ma ha deciso, dopo mesi che i giornalisti lo tampinavano per un’intervista sui temi politici ed elettorali, di concedersi.



Presidente Spacca, con quale stato d’animo sta affrontando questa strana campagna elettorale?

Con grande determinazione e curiosità rispetto all’esito di questa sfida. Perché comunque è una sfida che sarà determinante per le Marche.



Ha compagni di viaggio completamente nuovi... Alcuni nuovi, con molti altri siamo insieme da anni.



Presidente, non si sente un po’ voltagabbana?

Mettiamo subito in chiaro una cosa: la legislatura è arrivata al termine del suo percorso naturale. Abbiamo rispettato il mandato che abbiamo ottenuto dagli elettori, non ci sono stati ribaltoni. Abbiamo portato avanti un progetto peraltro molto positivo per le Marche. Ora guardiamo avanti con un piano innovativo e valido, che sia calzante per le Marche 2015-2020.



Quando ha maturato la decisione di candidarsi per la terza volta?

Di fronte al no ostinato e immotivato del Pd a Marche 2020, ovvero un progetto che raccoglie pezzi importanti della società civile marchigiana, ho deciso di ricandidarmi. Non me la sentivo di essere rottamato né di rottamare questa esperienza di partecipazione.



Il Pd sostiene che Marche 2020 sia solo un pretesto, che il suo unico obiettivo fosse il terzo mandato...

Ho risposto decine di volte a questa obiezione. Ci sono messaggi tra me, Guerini e Comi, che provano la mia disponibilità a chiudere l’esperienza istituzionale. Volevo che proseguisse, però, l’avventura di Marche 2020, che non si disperdesse il lavoro culturale di più di due anni che ormai appartiene alla comunità. Chi ha partecipato agli incontri sa quante persone abbiamo coinvolto e che riflessioni abbiamo sviluppato.



Presidente, alla fine però lo schema politico scelto dal Pd non è cambiato visto che ha sì rotto con lei ma ha mantenuto l’alleanza con l’Udc e pure con l’Idv...

L’Udc non sta con il Pd ma fa parte di Area Popolare che sta nella nostra coalizione. E la presenza nei prossimi giorni nelle Marche del presidente D’Alia oltre che la delega con cui presentiamo il nostro simbolo saranno lì a testimoniarlo. Dopodiché ci sono altri che hanno deciso di seguire un percorso differente. Che posso dire? Buona fortuna.



Vogliamo parlare dei sondaggi? Nei giorni scorsi un bel caos tra chi la dava testa a testa con Ceriscioli e chi invece al terzo posto...

C’è un alto tasso di incertezza rispetto all’esito elettorale, questo mi pare ormai un fatto consolidato. Il Pd un anno fa alle elezioni europee era quasi al 50 per cento, ora in coalizione arriva sì e no al 34, 35, 37 per cento e questo è segnale della sua scarsa capacità di rappresentare la società marchigiana. Il suo nuovo alleato è Forza Italia.



Non si sente un tantino in imbarazzo, visto che fino a ieri era un partito di opposizione?

Ma guardi, Forza Italia è stata al governo con il Pd e il premier Renzi ha fatto patti e strategie con Berlusconi fino a pochi giorni fa. Ma qui non parliamo di governo ma di regione e regionali... Una cosa è la valutazione delle sigle e una cosa è l’analisi della situazione marchigiana. Uno degli approfondimenti fondamentali che ha fatto Marche 2020 è stato quello relativo alla caduta del reddito. Se guarda al gettito fiscale degli ultimi anni lo ritrova quasi dimezzato. C’è stato un progressivo scivolamento dovuto alle difficoltà delle imprese. Quindi c’è un problema urgente: tornare a produrre reddito. Come? Sviluppando l’imprenditorialità, l’agricoltura, il turismo, i servizi, il lavoro. Ecco, dobbiamo mettere tutto questo al centro di un progetto di governo. Questa strategia, questa linea di azione, è stata condivisa pienamente da quella parte di società marchigiana che ha come riferimento Forza Italia.



L’incontro non è avvenuto nel Palazzo ma sui progetti! Ma così salta tutto, destra, sinistra... Non si capisce più niente...

Il vero confronto non è più tra destra e sinistra ma tra coloro che si preoccupano di sostenere il reddito e l’impresa e coloro che invece hanno nel dna l’assistenzialismo.



Ma se il Pd oggi rappresenta il male, come ha fatto a governarci fino a lunedì scorso?

Il governo regionale non era il Pd, c’erano tante sensibilità. Rispetto al Pd ho sempre sperato in un cambiamento di passo, che non c’è stato nelle Marche.



Il suo giudizio sui dem è severissimo...

Le aggiungo una considerazione: il Pd era convinto, dopo il risultato delle europee, di poter vincere alle Regionali a mani basse. Così hanno costruito il progetto non pensando alle Marche ma a come sistemare la burocrazia di partito. In modo particolare quella pesarese, che è molto pesante ed ha bisogno di spazi. Ceriscioli le ha già risposto: lui fa il prof e non è mai stato un burocrate di partito! Lui è espressione di un mondo fatto di burocrati. Il modello pesarese di partito, quello della burocrazia di massa, ha avuto per anni il controllo della sinistra. E questo modo di pensare, questo modello, si allargherà a tutta la regione. Peraltro alcune differenze già si vedono: Ceriscioli pensa ad una regione al singolare, ad un modello metropolitano, di cui vuole essere il sindaco. Il sindaco delle Marche, è il suo slogan... Noi invece siamo per la pluralità dei territori, per la valorizzazione delle specificità. Sono concezione diverse, molto diverse, mi creda. Il Pd dovrà vedersela con me.



Dopo 25 anni in Regione di cui 10 da presidente è tempo anche di bilanci. Quale la più grossa soddisfazione?

Una sicuramente è il ritrovato orgoglio della comunità marchigiana. E poi l’apertura internazionale della nostra Regione, determinante anche per sopportare la crisi economica, la integrazione tra settori differenti come sono l’economia e la cultura. Pensi che chi ci ha consentito di entrare in Cina è stato Padre Matteo Ricci. Pensi al film su Leopardi e a tutto quello che è nato intorno. Sono operazione culturali e dalla forte connotazione identitaria ma anche promozionali, turistiche, economiche. E poi sono soddisfatto della sanità, nonostante ci sia ancora da lavorare sul fronte della mobilità passiva e delle liste d’attesa: eravamo la peggiore regione d’Italia, oggi siamo i primi in assoluto per equilibrio economico e i conti a posto e, insieme a Toscana ed Emilia, per i servizi.



Il più grande rammarico?

La cosa che mi spiace di più è che nonostante il nostro grande rapporto con la Cina non si sia alla fine concretizzata l’operazione con la Antonio Merloni e la Indesit. Credo che sarebbe stata una grande opportunità, Fabriano sarebbe diventata piattaforma di sistema per un player globale che entrava per la prima volta in Europa. Ora c’è Whirpool con gli esuberi e tutti i problemi annessi e connessi Con Whirpool il confronto è appena iniziato. C’è stata disponibilità a rivedere il piano senza pregiudiziali, bisognerà approfondire ma sono fiducioso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA