Mangialardi a tutto campo «Sisma e infrastrutture, con me pugni sul tavolo. E la sanità va ripensata»

Maurizio Mangialardi con il governatore Ceriscioli
Maurizio Mangialardi con il governatore Ceriscioli
di Andrea Taffi
4 Minuti di Lettura
Giovedì 11 Giugno 2020, 05:05

Maurizio Mangialardi, candidato governatore della coalizione di centrosinistra. Dopo un percorso a dir poco tortuoso, lunedì il suo nome è stato ratificato da tutti gli alleati: commento a mente fredda?
«Il percorso è nato da una valutazione fatta da Ceriscioli sulla difficoltà di mettere insieme una coalizione intorno al suo nome. Mi ha chiesto la disponibilità e gli sono grato, ma il sostegno vero è quello arrivato da circa 120 sindaci del territorio. La mia candidatura non è decisa da equilibri nazionali a Roma: non devo aspettare cosa accade in Puglia. Appartengo a questa terra e sono orgoglioso che mi abbia scelto: se non fosse stato così, non mi sarei prestato ad equilibri di partito e coalizione. Sono un uomo di equilibrio, ma non un equilibrista». 

LEGGI ANCHE:

Mangialardi, Italia Viva c’è. Ora per chiudere il cerchio resta solo il passo di Longhi

 
Il Pd però è un partito particolare: Ceriscioli non ha sempre ricevuto pieno sostegno e le faide interne gli sono anche costate la ricandidatura. Teme un rapporto conflittuale? 
«Mai avuto problemi con il partito». 

Allarghiamo il perimetro al resto della coalizione: come pensa di tenere a bada eventuali fughe in avanti dei cespugli? La più clamorosa e ultima in ordine di tempo è stata quella dei Socialisti sul ballottaggio. 
«Sono convinto che non ci saranno fughe in avanti. Il Psi aveva già presentato la proposta del ballottaggio nel 2019. In ogni caso, nella coalizione non c’è un partito egemone, tutti hanno pari dignità e io sono il candidato di tutti, senza etichetta». 

Non accade spesso che il centrosinistra trovi la quadra prima del centrodestra nella scelta del candidato
«Abbiamo anche rispettato i tempi che ci eravamo fissati per l’ufficializzazione. Ripeto: sono il candidato di tutti, non solo del Pd. E la coalizione non è neanche completa».

Chi manca all’appello? 
«L’adesione di Sauro Longhi. Il suo progetto era nato con l’idea di unire il centrosinistra, ora dovrebbe essere quello che lo completa. Serve inoltre un approccio dialogante con i 5 Stelle e ci sono altri aspetti del civismo che vanno riconosciuti». 

Allude all’Udc di Pettinari o ai civici di Mattei? 
«L’avete detto voi». 

Se dovesse essere eletto governatore, cosa cambierebbe e cosa manterrebbe rispetto a quanto fatto dalla giunta Ceriscioli? 
«Dobbiamo capitalizzare le scelte positive e avere la capacità di rinnovarci in scelte importanti come quelle sulla sanità, sulle infrastrutture e soprattutto sul tema dei temi, il sisma: serve una svolta». 

E in materia di sanità, assessorato guidato dallo stesso Ceriscioli? 
«C’è necessità di ripensare la medicina del territorio: serve prevenzione, non solo ospedalizzazione. L’emergenza Covid l’ha evidenziato». 

E sul sisma? Imputa qualche errore al governo regionale? 
«Dico solo che i risultati non sono quelli aspettati. Dopo quattro anni non possiamo permetterci di non partire con la ricostruzione. Bisogna spingere chi ha responsabilità a cambiare passo». 

Veniamo al tallone d’Achille delle Marche, le infrastrutture: se eletto, sarà un governatore che va a sbattere i pugni sui tavoli romani per ottenere le cose? 
«Sono uno che sta sui tavoli romani, se così serve. Con l’Anci l’ho dimostrato. Sarà il quinquennio della svolta sulle infrastrutture». 

Quale sarà il ruolo del governatore uscente Ceriscioli? 
«Fino al 20 settembre, farà il presidente al meglio, poi deciderà da solo. Qualunque cosa voglia fare per me va bene».

Anche qualcosa di pratico? 
«Non un ruolo pratico, che in ogni caso non mi ha chiesto. Così come non mi ha chiesto niente nessuno degli alleati. Nessuno ci sta per avere in cambio qualcosa, ma per il programma da portare avanti insieme». 

Quale sarebbe la cifra di una giunta targata Mangialardi? 
«È ancora presto per parlarne, ma sarà una squadra di alto profilo. Da scegliere sia dentro il Consiglio che fuori». 
Come il governatore uscente, lei viene dall’esperienza amministrativa di un Comune: teme la macchina regionale? 
«Penso di conoscerla. Conosco la macchina amministrativa. Il grande obiettivo sarà quello della semplificazione, per snellire le procedure». 

Qual è il Mangialardi pensiero sulla legge elettorale? 
«Gioco con le regole che mi danno e, su questo, il Consiglio è sovrano.

Da sindaco, sono abituato al doppio turno. Ed ho sempre vinto al primo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA