Regionali Umbria, la rivincita di Salvini: «Il Colle adesso rifletta, governo senza futuro»

Regionali Umbria, la rivincita di Salvini: «Il Colle adesso rifletta, governo senza futuro»
di Mario Ajello
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Lunedì 28 Ottobre 2019, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 14:02

dal nostro inviato
PERUGIA «E' un'impresa storica!». Matteo Salvini arriva a Perugia e il grido del trionfo è questo. Applausi e bandiere in piazza d'Italia per lui. Entra nel consiglio regionale, come se fosse ormai un luogo domestico o come se in minuscolo si trattasse del bis (ma capovolto) della presa del Palazzo d'Inverno ma tra le splendide colline del centro Italia: «Qui comandava il Pci, qui per 50 anni la sinistra ha fatto il bello e cattivo tempo, ma ora è finita per loro e comincia per l'Umbria un'epoca nuova». E ancora: «Non mi aspettavo uno tsunami di queste proporzione, anche se i miei amici dicevano che sarebbe finita così, e comunque: che bello tsunami!». Parte il coro: «Chi non salta comunista è». Saltano. E Salvini prima della festa è steso nel letto della sua camera d'albergo, l'Hotel Fortuna, camera 110, piano terra. Indossa una maglietta verde padanista, fa lo zapping tra le varie dirette elettorali, qualcuno può entrare e il Capitano è uno zucchero: «E' una festa della democrazia. Gli umbri volevano questo e gli italiani vogliono questo: mai più sinistra». E ragiona anche così, prima di gettarsi nel bagno di folla, il leader della Lega con i suoi, mentre vede il suo partito veleggiare verso il 40 per cento: «Colpo dopo colpo, elezioni dopo elezioni, riusciremo a separare il Pd e i 5 stelle, litigheranno sulle macerie delle loro trame, delle loro illusioni e dei loro flop e il governo è destinato a crollare molto presto».

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Poi si toglie la maglietta verde padanista, indossa una normale camicia chiara, va nella sala a festeggiare con la neo-governatrice Tesei e lancia il messaggio più duro. «Comincia dicendo che Conte «è un omino». Ovvero: «I traditori vengono puniti dagli italiani». E ancora: «Domani legge sul Financial Times dell'inchiesta sugli immobili del Vaticano che lo riguarda, e il caffè gli andrà di traverso due volte: per questo motivo e perché gli umbri gli hanno detto di andare a casa invece di fare sceneggiate come quella della foto di Narni». Solo questo? Macché. Salvini si rivolge al Colle. «Ora Mattarella rifletta. Deve porsi il problema, non può più fare finta di niente. Voleva un governo serio, stabile, credibile agli occhi degli italiani e del mondo, e si ritrova un governo che neppure i parenti dei ministri, neanche i familiari di Conte, Di Maio, Zingaretti ritengono che possa avere un futuro». Non un attacco a Mattarella, giammai, ma la convinzione di Salvini è del tipo win win: o ci si rende conto che i rosso-gialli sono già alla fine e bisogna in qualche modo che la fine venga staccata, oppure se vanno avanti «poi la loro caduta sarà ancora più fragorosa ed è solo questione di tempo». Con lui ci sono Stefano Candiani, lo stratega delle battaglie territoriali del Carroccio, tutte vinte finora e anche questa («C'è un odore dolce nell'aria, e non è l'aroma di Eurochocolate»), e Barbara Saltamartini, con un cappottino verde, commissaria del partito a Terni e lei spiega mentre Matteo è in piena euforia: «La grande affluenza degli umbri ai seggi è la riprova che gli italiani, quando viene data loro la possibilità, puniscono il matrimonio incestuoso dei quattro della foto di Narni».

DALLO STADIO AL CORO
Prima di arrivare a Perugia, Salvini ha visto allo stadio Olimpico, con il figlio, il match dei giallo-rossi contro il suo Milan e ha avvertito: «A una vittoria dei rossoneri, preferisco la vittoria della Tesei». E' stato accontentato. E se i giallo-rossi hanno vinto nel calcio, i rosso-gialli dell'«omino Conte» sono stati sbaragliati nella loro prima prova di alleanza. Conoscono nei bar di Corso Vannucci il cvapo leghista e gli dicono: «Matteo, vuoi il solito rosso?». Si parla di vino. E lui: «Ma il rosso ancora esiste come colore?». E sta parlando di politica. Seguono risate. La Meloni è contenta quanto lui. Il suo partito è a due cifre, è il terzo dopo Lega e Pd in Umbria e «lo sarà anche nelle elezioni nazionali, quando ce le concederanno». «Fossi in Conte - dice Giorgia - dopo questa botta rassegnerei le dimissioni». Berlusconi la pensa così, e anche lui è sollevato: si temeva l'azzeramento di Forza Italia, ma sotto il 5 il partito berlusconiano parrebbe non essere precipitato.

Salvini è irrefrenabile. «Dopo le varie regionali, elezioni politiche entro la primavera. Ci sarà una nuova maggioranza e daremo le carte anche per il Quirinale». Draghi non sarà gradito ovviamente. Ma per ora ci si gode il momento. A Piazza Italia alle 2 di notte viene sparato a tutto volume dagli amplificatori il «Vinceròòòò» e poi Liberi liberi di Vasco Rossi. Salvini si mette la mano sul cuore e canta con tutti. «Grazie agli umbri per la lezione che avete dato a tutto il mondo, il governo ha i giorni contati!». Si va a dormire? No, c'è ancora da celebrare una «rivoluzione pacifica». E va detto che «la sinistra s'è dimostrata abusiva in Umbria e lo è anche nel resto d'Italia». Al voto, al voto, insomma: ma se il voto delle politiche non arriva in fretta, arriverà nel frattempo quello in Emilia e in Calabria e per il Capitano non si annunciano così facili come questo.
 

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