In duecento tra medici, infermieri e tecnici per il Covid Hospital di Civitanova: ecco da dove saranno presi

L’allestimento degli impianti al Covid Hospital di Civitanova
L’allestimento degli impianti al Covid Hospital di Civitanova
di Andrea Taffi
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Giovedì 7 Maggio 2020, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 09:29

Sarà una squadra per la maggior parte stabile e specializzata, dicono dal settimo piano di palazzo Raffaello. Una quarantina di medici tra rianimatori, infettivologi, pneumologi, cardiologi e radiologi. Poi a regime un centinaio di infermieri. E infine: tecnici di radiologia e operatori sociosanitari. Totale: un numero che si avvicina alle duecento unità. Il Corriere Adriatico ha potuto visionare in anteprima il piano che delinea la task force destinata al Covid Hospital di Civitanova e che inizierà a operare non appena si potranno utilizzare i primi due moduli di terapia intensiva (14 posti letto) e di sub intensiva (altri 14 posti letto) nel padiglione riadibito della Fiera. Si parla di giorni per la prima, parziale consegna di locali pronti a funzionare (verosimilmente, la prossima settimana). 

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Il cuore del piano è l’analisi sulla provenienza del personale, argomento che ha stipato l’ultima carrozza del treno delle polemiche avanzato di pari passo insieme ai lavori per la realizzazione dell’ospedale temporaneo fortemente voluto e difeso dal governatore Ceriscioli. E argomento che ha messo in fermento nelle aree vaste molti primari preoccupati di subire depotenziamenti in ordine all’attività chirurgica che deve accompagnare la ripartenza dei reparti ordinari. Il piano parte da una base solida: si tratta dei 27 rianimatori assunti dalle aziende del servizio sanitario regionale all’inizio della crisi sanitaria con contratti temporanei che a breve saranno allungati in funzione del Covid Hospital. Distribuiti fino a questo punto in tutti gli ospedali della regione, man mano che il Covid Hospital si riempirà saranno acquisiste nuove unità di personale. 

Poi si attende l’esito del bando che la Asur ha lanciato per le candidature volontarie degli anestesisti che desiderano fornire prestazioni aggiuntive al Covid hospital. Bando destinato a garantire trasparenza «sulla scelta delle persone che agiranno» dettagliano da palazzo Rossini, sede del servizio Salute «nel rispetto delle regole sulle turnazioni e sui riposi previsti per legge anche dove servissero orari aggiuntivi». Una volta che sarà chiara questa componente variabile, man mano che il Covid Hospital si riempirà arriveranno le altre 13 unità destinate a completare il parco degli anestesisti. 

Il prelievo dalle aziende e dalle aree vaste sarà equo: l’onere sarà ripartito tra cinque aree vaste che fanno capo ad Asur e due aziende (Torrette e Marche Nord): in buona sostanza si parla dello spostamento di uno, al massimo due anestesisti da ogni squadra territoriale o aziendale. Più semplice dovrebbe essere la selezione del personale infermieristico che invece verrebbe prelevato direttamente da uno degli ultimi bandi per le assunzioni che Asur ha lanciato e per il quale si attendono a giorni i nominativi. Questa parte pare che sia stata affidata direttamente dal direttore generale Nadia Storti al manager dell’Area Vasta 3 (Macerata) Alessandro Maccioni. 

E la levata di scudi di sindacati e associazioni specialistiche dei medici? L’alzata di scudi da parte del sindacato è dettata da una poca chiarezza sul modello che si vuole mettere in atto (hanno chiesto incontri per parlarne) ma anche dalla paura di depauperare le strutture ospedaliere.

Forse in secondo ordine, sullo sfondo del Covid hospital ci sono le vicissitudini degli accordi non ancora firmati e oggetto di discussioni come apparsi un po’ dappertutto nei giorni precedenti. 

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