ANCONA - Insegna, chi conosce bene gli umori di radiobanchina, che pochi luoghi produttivi hanno bisogno di continuità come un porto. Ancona dopo la bagarre per trovare un accordo sul nuovo presidente (sarebbe l’ingegner messinese Vincenzo Garofalo) sembra essersi spenta completamente: si viaggia inquietamente sereni verso il primo anno senza guida a pieni poteri e ormai ci siamo assuefatti anche a questo.
I tempi del Pnrr
Come, cioè, se non ci fosse un Pnrr con lavori per decine e decine di milioni da progettare, appaltare e soprattutto collaudare entro il 2026.
Il doppio rifiuto
Al no per fare il commissario a giugno si è aggiunto quello della seconda manifestazione di interesse per l’autorità di sistema portuale. La proroga poteva consentirgli di guadagnare tempo per agganciare l’investitura prima che la pensione e la legge Madia gli negassero ulteriori appendici di lavoro. In realtà, la situazione finisce peggio perché chi verrà dopo dovrà ripartire da zero. E anche in questo caso - come per il presidente di Adsp e il segretario che verranno - servirà del tempo per far ripartire tutta la macchina. Pare ci sia stato, per la cronaca, un ultimo tentativo disperato di salvare la continuità: agenti e spedizionieri del porto avrebbero fatto pressione, con la benedizione del commissario Pettorino, perché Moretti chiedesse una seconda proroga. L’iter è stato avviato ma il comando generale della guardia costiera ha tagliato cortissimo. E proprio da qualche giorno le carte hanno iniziato a circolare tra Roma e Ancona annunciando il nome del sostituto: si tratta del capitano di vascello Donato De Carolis, fino allo scorso anno direttore marittimo dell’Abruzzo, di stanza a Pescara poi sostituito dal collega Minervino (se ne parlò a un certo punto come segretario quando venne nominato Africano). De Carolis attualmente è distaccato al Ministero delle Politiche agricolecome capo reparto del settore pesca. E il presidente dell’Authority? Verrà con quello di Catania. Con calma, si intende.