Litiga con la compagna e l’arrestano, si toglie la vita ai domiciliari. La donna: «Lo hanno lasciato solo, dovevamo sposarci a dicembre»

I carabinieri
I carabinieri
di Benedetta Lombo
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Sabato 30 Aprile 2022, 02:00 - Ultimo aggiornamento: 15:39

TREIA - Notte di tensioni finisce in tragedia. Un 35enne litiga con la compagna, poi minaccia i carabinieri e si colpisce alla testa con un coltello. Arrestato per resistenza, prima rifiuta di andare in ospedale poi di notte fugge dai domiciliari e va dalla guardia medica, torna a casa e si impicca con dei cavi elettrici. La compagna: «Aveva problemi e una storia tragica alle spalle, ci saremmo dovuti sposare il 27 dicembre».

 
A fare la drammatica scoperta ieri mattina sono stati gli assistenti sociali che hanno suonato alla porta ma inutilmente.

L’uomo (un 35enne di origine iraniana) era in corridoio senza più vita. Il dramma era iniziato nel tardo pomeriggio di giovedì, poco prima delle 19.30 quando dopo l’ennesima discussione la compagna era andata alla guardia medica e da lì aveva chiamato il 112, il suo telefono (ne avevano uno solo che usavano insieme) e tutte le sue cose erano rimaste nella sua abitazione dove c’era il compagno, conosciuto a fine agosto del 2020 e trasferitosi da lei per iniziare un percorso di vita insieme. Di problemi la coppia ne aveva affrontati diversi, tanto da essere seguita dai Servizi sociali, e quel pomeriggio lei aveva chiesto ai militari di essere accompagnata per riprendere i propri effetti personali.

I due avevano litigato, lui l’aveva minacciata e lei aveva paura ad andare da sola. I militari della locale stazione sono intervenuti subito e tramite un’associazione le hanno trovato anche un posto sicuro dove stare, ma quando lei è rientrata in casa e il compagno ha capito che se ne sarebbe andata ha reagito con rabbia, prima buttando a terra una scala a libretto, poi, preso un grosso coltello da cucina, lo aveva puntato contro un militare: «Io mi ammazzo, vi ammazzo tutti, lei non va da nessuna parte», aveva urlato per poi colpirsi alla testa con l’arma. Alla fine aveva gettato il coltello a terra ed era stato immobilizzato e portato in caserma.

Lì i militari hanno chiamato il 118, ma lui si è rifiutato di andare in ospedale e i sanitari hanno ritenuto non necessario il ricovero. Dopo l’arresto, su disposizione del magistrato di turno, è stato posto ai domiciliari ma in piena notte l’iraniano è evaso, è andato dalla guardia medica, cercava la sua compagna. Riportato a casa, prima che facesse giorno si è stretto un cappio al collo e si è lasciato morire. Ieri mattina la tragica scoperta. 


«Il mio compagno è stato lasciato da solo – si è sfogata la compagna dopo aver raggiunto il legale Mauro Chiariotti, avvocato della vittima –. Aveva dei problemi personali di vita, aveva una storia tragica alle spalle. Ieri pomeriggio (giovedì, ndr) si è scagliato contro di me, era arrabbiato perché aveva speso diversi soldi, la macchina era di nuovo rotta, non aveva il lavoro. In passato aveva fatto gesti autolesionistici quando aveva dei problemi. Ci dovevamo sposare il 27 dicembre, avevo già chiesto i certificati».

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