Palpeggia la vicina in ascensore: condannato un uomo di 64 anni

Palpeggia la vicina in ascensore: condannato un uomo di 64 anni
Palpeggia la vicina in ascensore: condannato un uomo di 64 anni
di Benedetta Lombo
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Martedì 22 Settembre 2020, 09:45

TOLENTINO  - Palpeggia in ascensore la vicina di casa e tenta di baciarla. Sessantaquattrenne condannato per violenza sessuale. Ieri i giudici del Tribunale di Macerata in composizione collegiale (presidente Daniela Bellesi) hanno condannato l’imputato, un tolentinate, a un anno, un mese e 10 giorni di reclusione, concedendogli la sospensione condizionale della pena. 

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L’uomo dovrà pagare alla vittima, costituita parte civile con l’avvocato Massimiliano Baldassini, 2.500 euro di risarcimento danni. I fatti che hanno dato origine al processo penale risalgono al 5 maggio di due anni fa. Quel giorno, in base alla ricostruzione effettuata dal sostituto procuratore Rosanna Buccini titolare del fascicolo (mentre ieri in aula l’accusa era sostenuta dal pubblico ministero Margherita Brunelli), una donna di 45 anni stava rientrando a casa. Era quasi mezzogiorno quando varcata la porta d’ingresso aveva atteso l’arrivo dell’ascensore per raggiungere il suo appartamento dove vive col marito e i figli. Insieme a lei, però, nell’ascensore era entrato anche un vicino di casa con il quale, fino a quel momento, avrebbe avuto solo rapporti formali, saluti di cortesia e niente più. Non quel giorno. Come denunciato successivamente dalla donna il vicino l’avrebbe spinta contro la parete dell’ascensore e dopo averla bloccata, l’avrebbe palpeggiata sulle spalle e sui fianchi, tentando di baciarla sulle labbra.

La 45enne avrebbe cercato di divincolarsi e liberarsi dalla presa, poco dopo si sarebbero aperte le porte dell’ascensore e con una forte spinta sarebbe riuscita ad allontanarlo e a raggiungere il proprio appartamento. Dopo il fatto la 45enne aveva denunciato l’accaduto all’autorità giudiziaria. La procura avviò mirate indagini e l’uomo finì sotto processo. Ieri la condanna. L’imputato è difeso dall’avvocato Francesco Corfiati. 

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