Sentenza definitiva per il punto nascite a San Severino, il Consiglio di Stato boccia il ricorso

Sentenza definitiva per il punto nascite a San Severino, il Consiglio di Stato boccia il ricorso
Sentenza definitiva per il punto nascite a San Severino, il Consiglio di Stato boccia il ricorso
di Luca Muscolini
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Domenica 28 Maggio 2023, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 12:16

SAN SEVERINO Il punto nascite all’ospedale Bartolomeo Eustachio di San Severino non riaprirà. Lo ha sancito la terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta dal giudice Stefania Santoleri, che ha definitivamente respinto i ricorsi presentati dal Comune e dal Comitato per la difesa e la tutela dell’ospedale contro la chiusura del punto nascite del nosocomio cittadino. 

 

La sentenza, pubblicata il 25 maggio, è stata pronunciata dai giudici dopo la riunione del 18 maggio scorso che ha visto davanti ai magistrati amministrativi, come controparti, l’Asur Marche, rappresentata dagli avvocati Marisa Barattini e Massimo Colarizi, e la Regione, rappresentata dall’avvocato Laura Simoncini.

A rappresentare in aula il Comune settempedano l’avvocato Marco Massei, per il Comitato è intervenuto l’avvocato Stefano Filippetti. Tra le controparti chiamate in causa dal Comune anche il Ministero della Salute. A supporto della domanda di annullamento le parti ricorrenti hanno posto questioni in merito all’eccezione di incompetenza dell’Asur all’adozione dei provvedimenti di chiusura del punto nascite.

Hanno osservato che la chiusura della struttura non è stata bilanciata dall’attivazione dei sistemi di trasporto neonatale e materno, né dall’istituzione di una guardia medica ginecologica e pediatrica, e denunciato la violazione della disciplina statutaria in merito alla competenza del Consiglio regionale ad adottare piani e programmi di settore, la violazione delle norme costituzionali a tutela del diritto alla salute, l’eccesso di potere per carenza di motivazione e di istruttoria, la mancata tutela dei territori di montagna, la violazione della legge regionale 22/1998 in materia di tutela della donna gestante, l’illogicità della scelta in riferimento al numero dei parti, intorno ai 600 all’anno, alla collocazione geografica montana della struttura soppressa ed al collegamento capoluogo-frazioni costituito da strade impervie. Elementi di cui i giudici non hanno tenuto conto, respingendo i due distinti ricorsi. Con sentenza n. 330 del 2022 anche il Tar delle Marche aveva respinto due ricorsi presentati da Comune e Comitato. 

Rammaricato il sindaco Rosa Piermattei: «Auspicavamo una decisione completamente diversa - dice –. Si tratta di una sconfitta di tutti perché questa pronuncia dei giudici mina il diritto alla salute della nostra Costituzione. Il rammarico è che la decisione del Consiglio di Stato, avvenuta dopo sette anni, si sia basata essenzialmente sulla constatazione, a posteriori, che l’organizzazione ha retto e non è accaduto nulla di grave anche durante il Covid. Avrebbe invece dovuto decidere sull’illegittimità dell’atto del 2016 e non verificare la situazione attuale che ha modificato i vizi originari». 

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