Macerata, finge di essere il padre di un bambino (con documenti falsi) scatta la condanna: 3 anni e 5 mesi a un pakistano

Macerata, finge di essere il padre di un bambino (con documenti falsi) scatta la condanna
Macerata, finge di essere il padre di un bambino (con documenti falsi) scatta la condanna
di Benedetta Lombo
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 03:50 - Ultimo aggiornamento: 15:30

MACERATA Aveva dichiarato di essere il padre di un bambino di otto anni per farlo venire in Italia dal Pakistan, in realtà lui non era il genitore e i documenti del minore prodotti nella richiesta di ricongiungimento familiare erano falsi. Un 50enne pakistano è stato condannato a tre anni e cinque mesi di reclusione. Lo ha stabilito ieri il giudice del Tribunale di Macerata Domenico Potetti all’esito della discussione del processo a carico dell’extracomunitario accusato di falsa attestazione, falso ideologico e favoreggiamento dell’ingresso illegale in Italia. Il pubblico ministero Francesca D’Arienzo aveva chiesto la condanna a tre anni e nove mesi. 

I fatti risalgono all’estate del 2018 quando il pakistano per ben due volte, a giugno e a luglio, aveva presentato all’Ufficio immigrazione della questura (che poi avrebbe inoltrato la richiesta al competente organo diplomatico) la richiesta di visto di ingresso in Italia per motivi familiari per un bambino pakistano all’epoca di otto anni dichiarando falsamente di esserne il padre.

Nella richiesta l’extracomunitario aveva allegato dei documenti apparentemente emessi dalle autorità pakistane quali il certificato di nascita e il passaporto del minore, che poi sono risultati essere entrambi falsi.

Sulla base dell’attestazione di paternità, poi risultata essere falsa così come i documenti del minore prodotti dal 50enne, la questura, ad agosto, aveva rilasciato il nulla osta al ricongiungimento familiare. Quando è stato appurato che i documenti erano falsi, l’uomo è finito sotto processo per i reati di falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, favoreggiamento dell’ingresso illegale in Italia del minore e l’induzione in errore del pubblico ufficiale che nel nulla osta lo aveva indicato essere genitore del minore. Ieri dunque la discussione e la condanna.

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