CORRIDONIA - Un gigante dell’imprenditoria self-made marchigiana, dal garage sotto casa alla conquista del mondo. Si è conclusa mercoledì sera all’ospedale Torrette di Ancona la lunga parabola di Andrea Santoni, fondatore dell’azienda che porta il suo cognome e che è ormai sinonimo di calzatura di lusso nel mondo. È morto all’età di 82 anni in seguito alle complicazioni di una malattia che lo attanagliava da tempo, oltre ad essere risultato positivo al Covid-19, come confermato dal bollettino giornaliero della Regione Marche.
La notizia è iniziata a circolare ieri mattina in città, rimbalzando presto sul web e suscitando da lì un’onda di cordoglio unanime. Un uomo buono ma dal carisma potente, capace di dare forma a un sogno partendo dalla sua manualità e con pochi spiccioli in tasca. Classe 1938, aveva iniziato giovanissimo ad apprendere l’arte della calzatura. Già nel 1952 aveva iniziato con i primi lavoretti saltuari, affinando sempre di più una tecnica di tagliatore abilissimo. Nel 1963 imbocca la strada della calzatura da bambino, negli anni ruggenti in cui il distretto calzaturiero fermano-maceratese, pur non sapendo ancora di essere tale, inizia a fiorire. La svolta arriva però nel 1975. Al fianco della moglie Rosa Cippitelli decide di aprire nel garage sotto casa l’embrione da cui si svilupperà la Santoni Spa.
Lo fa seguendo un mantra che resterà lo stesso per tutto il tragitto della sua esperienza lavorativa: meno quantità, più qualità.
Le sue creazioni, delle autentiche opere d’arte, sparigliano il mercato creandosi una nicchia nella quale l’azienda inizia a prosperare: quella della scarpa da uomo di fascia altissima. Di pari passo con il successo, arriva la necessità di ampliarsi.
E così l’azienda, negli anni Novanta, si trasferisce nello scintillante quartier generale alla zona industriale. Non lo sfiora mai l’idea di lasciare la terra dalla quale era venuto, lui che era figlio di contadini e che rivendicava sempre con orgoglio quelle origini umili. Ma mentre pilotava la crescita dell’azienda, Andrea faceva crescere al suo fianco il futuro della stessa: già nel 1990 aveva infatti fatto spazio anche al figlio Giuseppe, seguito a ruota dalla secondogenita Ilenia, scomparsa per un male fulminante nel 2013. È anche grazie all’energia dei due figli che la Santoni Spa ha spiccato il volo verso il mondo, diventando quel colosso del lusso che è tutt’oggi. I numeri parlano chiaro: 650 dipendenti, tutti al lavoro all’interno dell’ultramoderno (ed ecosostenibile) capannone di via Mattei, una decina di negozi monomarca sparsi per il mondo e fatturato da 90 milioni di euro.
Ma una cosa non è mai cambiata in quasi mezzo secolo di attività: la volontà di realizzare una scarpa che fosse in toto assemblata internamente, con molte fasi ancora realizzate a mano per avere un prodotto che entra dalla porta d’ingresso come un cumulo di pellami ed esce dalla stessa come un vero gioiello. L’incredibile epopea di Andrea Santoni e della sua famiglia è stata celebrata con un libro, a cura della Fondazione Cologni per i Mestieri d’Arte, in occasione del 40° anniversario dell’azienda nel 2015. Successivamente, nel 2018 Andrea era stato insignito del prestigioso premio Maestro d’Arte e Mestiere da parte della stessa Fondazione Cologni. Il funerale si svolgerà questa mattina alle 10.30 alla chiesa dei SS. Pietro, Paolo e Donato. La stessa in cui aveva pianto prima la figlia Ilenia e poi la moglie Rosa.