Valentina Dallari e la sua battaglia contro l'anoressia: «Se sgarravo mi venivano gli attacchi di panico. Chi vi ama può salvarvi la vita»

Recentemente ha ripercorso la sua storia a La parte bella, il podcast dedicato ai Dca (Disturbi del comportamento alimentare) condotto da Alba Toninelli

Valentina Dallari e la sua battaglia contro l'anoressia: «Se sgarravo mi venivano gli attacchi di panico. Chi vi ama può salvarvi la vita»
Valentina Dallari e la sua battaglia contro l'anoressia: «Se sgarravo mi venivano gli attacchi di panico. Chi vi ama può salvarvi la vita»
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Giovedì 25 Aprile 2024, 22:21

Valentina Dallari, classe '93, è una dj, scrittrice e influencer che, fin da piccolina, ha coltivato la sua passione per la musica, per la moda e i tatuaggi. Il suo volto è molto conosciuto anche per essere stata una tronista di Uomini e Donne, ma in realtà dentro al suo cuore custodice un trascorso davvero molto delicato. Nel 2018 ha condiviso, con le persone che la seguono online, la sua battaglia contro l'anoressia: un disturbo alimentare in cui la persona si rifiuta di nutrirsi.

Recentemente ha ripercorso la sua storia a La parte bella, il podcast dedicato ai Dca (Disturbi del comportamento alimentare) condotto da Alba Toninelli, in cui ha voluto dare un consiglio a tutti gli ascoltatori e a coloro che stanno affrontando la sua stessa battaglia: «La cosa bella è che in un percorso del genere - ha spiegato - anche di guarigione, quando sei a metà strada la vetta inizia a essere sempre più vicina.

Fidatevi delle persone che vi stanno vicino, perché vi vogliono bene. Quando non riuscirete più a guardarvi, fatevi disegnare dagli occhi di chi vi ama. Loro possono salvarvi la vita».

L'infanzia, l'adolescenza e l'arrivo dell'anoressia

Durante l'intervista, ha raccontato diversi episodi della propria infanzia e della propria adolescenza trascorse a Bologna. Si ricorda molto diversa dai membri della sua famiglia e, fin da piccolina, ha sempre avuto un rapporto molto travagliato con il suo corpo. «Quando gli altri andavano al mare, io rimanevo a casa a leggere. Mi sentivo costretta a spogliarmi, per cui evitavo di andarci - ha spiegatol'autrice - Ancora oggi, non ho capito se odiavo spogliarmi perché non mi piaceva il mio fisico o perché non sopportavo che gli altri mi guardassero mentre mi toglievo i vestiti».

Un disagio che, man mano, l'ha portata ad avere un brutto rapporto con il cibo, tanto da arrivare a pesare soltanto 37 chilogrammi. «Il mio disturbo era la mia ragione di vita, perché non c'era nient'altro al di fuori - ha raccontato la dj - io non esistevo se non nella disciplina, ed è assurdo perché ora che ci penso non è una logica che fa parte di me adesso. Pensavo di poter essere amata e di essere vista soltanto quando non ero me stessa. Questo è triste, molto».

E gli sgarri non erano concessi: «Se sgarravo, mi venivano gli attacchi di panico. Sgarrare per me voleva dire tornare come prima. Ricordo che pensavo: se io sbaglio, torno quella di prima. Per essere brava a lavoro, in famiglia e in amore dovevo controllarmi. Perché se mollavo un attimo la presa, voleva dire che avevo perso tutto. Per me lo sgarro era imperdonabile».

Il ricovero nel 2018 

Il suo rapporto "malato" con il cibo l'ha portata a cadere nell'anoressia, fino a essere ricoverata il 9 gennaio del 2018. «Non mi dimenticherò mai di quella data. Mi aveva convinto mia sorella, ha iniziando dicendomi che credeva avessi bisogno di aiuto. Ma non la stavo prendendo molto sul serio, anche se lei era l'unica persona che riuscivo ad ascoltare - ha raccontato Valentina Dallari - lei ha fatto una cosa molto importante: non mi ha mai parlato di cibo, non mi ha mai giudicata per il mio disturbo. Dopo aver fatto un colloquio per il ricovero, sono uscita e ho visto mia sorella piangere, perché sperava che accettassi la terapia».

Anche se inizialmente era un po' contraria, il ricovero ha molto aiutato Valentina, che adesso continua a sensibilizzare sui social l'anoressia: «Il percorso mi ha aiutata. Soprattutto l'andare avanti, nel vedere nuove persone che entravano. Era sempre difficile perché loro erano all'inizio, quindi non sempre era facile vedere quello che avevi passato tu prima di loro. Però, allo stesso tempo, mi facevano rendere conto dei progressi che avevo fatto, quindi mi sentivo con i piedi andare verso la parte bella: la guarigione».

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