Il vicepremier Tajani e sua moglie Brunella a Fabriano per fare da padrini al battesimo della figlia della donna nigeriana vittima della tratta

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FABRIANO - Doveva essere una visita istituzionale come altre, nella “Casa tra le nuvole di Papa Francesco”, dove capita spesso che personaggi pubblici rendano omaggio all’impegno del sacerdote anti-tratta don Aldo Buonaiuto e di tutta la comunità Papa Giovanni XXIII. Invece la mattina del primo aprile scorso un fuoriprogramma scartò dal protocollo previsto per la visita di Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, arrivato nelle Marche per ricevere l’onorificenza di In Terris, conferita dall’Associazione fondata da don Oreste Benzi, «per il suo impegno a favore della pace».
Una giovane nigeriana, ospite della casa rifugio per donne vittime della tratta, andò incontro al ministro e gli si inginocchiò di fronte, chiedendo aiuto disperata in un misto tra italiano e inglese. «Ho una figlia piccola rimasta in Nigeria, voglio portarla qui in Italia con me», riuscì a farsi capire la donna, arrivata da poche settimane nella casa rifugio, incinta di un secondo bambino, dopo essere scappata dalla Francia, dove la costringevano a prostituirsi. Un’invocazione che non è caduta nel vuoto, tanto che questa mattina - 250 giorni dopo quel commovente incontro - il vicepremier Tajani e sua moglie Brunella torneranno Fabriano, nella chiesa di San Nicolò, per fare da padrini al battesimo della figlia della donna nigeriana vittima della tratta che riduce molte giovani arrivate dall’Africa e dall’Est Europa in schiave del sesso a pagamento.