Anziana morta a Fermo, medici e infermieri assolti. La famiglia: «Vogliamo andare avanti. Valutiamo un’azione civile»

Rossano Romagnoli
Rossano Romagnoli
di Pierpaolo Pierleoni
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Martedì 6 Febbraio 2024, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 19:20

FERMO Valutano di intentare un’azione civile, familiari e legali di una donna di 81 anni deceduta a Fermo nel settembre 2018. Al processo con rito abbreviato il Gup Teresina Pepe ha disposto l’assoluzione dal reato di omicidio colposo per tre imputati e il non luogo a procedere per il medico presente quella notte al pronto soccorso, poiché deceduto prima dell’ultima udienza. Ne avevamo riferito nei giorni scorsi. I sanitari erano andati a processo con imputazione coatta, dopo opposizione all’archiviazione da parte dei legali Raffaela Polci e Rossano Romagnoli.

I fatti

La donna, che era ospite all’Opera pia Arpili, soffriva di Alzheimer e venne trovata a terra priva di sensi.

Arrivò in ospedale alle 2.44 di notte, venne trasferita ad Ancona alle 10.33 del mattino per essere operata, ma morì in serata per scompenso cardiaco da shock emorragico. «Vista l’iniziale imputazione uguale per i 4 sanitari, abbiamo chiesto e ottenuto dal Pm di precisare le condotte di ciascuno di loro – ricorda l’avvocato Romagnoli – I sanitari del mattino non potevano essere accomunati, a nostro avviso, a quelli di turno di notte». Tempestiva, a loro avviso, l’azione mattutina e la diagnosi, ma arrivata «dopo una notte in cui l’emorragia aveva fatto i suoi danni. Ci complimentiamo con i legali per l’assoluzione dei loro assistiti, ma al sanitario di turno quella notte (deceduto, per cui si è disposto il non luogo a procedere) era contestata la responsabilità di non essersi accorto della gravità della situazione alla visita delle 3.35 del mattino e successivi controlli delle 5.20 e delle 7.53. Il giudice in sentenza fornirà ogni precisazione, anche per valutare la richiesta di risarcimento verso i responsabili civili». Non si arrende la figlia dell’anziana defunta. «Mia madre fu trovata in terra fuori dalla struttura – spiega la donna – Era malata di Alzheimer, non ricordava l’accaduto. Quella notte in pronto soccorso, da un’ecografia alle 3 di notte si vedeva una massa nell’addome di 9 centimetri per 3. Avvisai io il personale, alle 7.45 del mattino, dell’aggravamento, perché stava diventando gialla. La Tac evidenziò perdita di sangue dall’addome e frattura del bacino. Dopo il cambio turno la trasferirono ad Ancona. Non ce l’ho con i medici, ma perché, a 5 ore dall’ecografia, toccò a me allertare il personale. Da quello che ho visto, i medici al mattino hanno lavorato bene, ma quella notte lo sbaglio c’è stato».

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