PORTO SAN GIORGIO - I segni della notte da incubo di sabato scorso, Andrea (nome di fantasia), li porta ancora addosso. Escoriazioni sulla faccia e sul collo, lividi all’addome e un taglio profondo a un dito. Segni che tra qualche settimana spariranno, assieme allo choc per le botte prese in testa. Per cancellare la paura provata in quell’ora e mezza di follia, invece, ci vorrà più tempo.
«Tutto è cominciato quando quei ragazzi sono stati allontanati dal locale (il Puerto Banana, sul lungomare Gramsci, ndr).
Le botte
«Dopo aver chiamato i soccorsi, che non arrivavano – prosegue Andrea –, mi hanno picchiato di nuovo. Sono stato aiutato da alcuni presenti che neppure riuscivo a vedere, perché mi avevano spruzzato lo spray negli occhi. Poi, sono salito in ambulanza». In pronto soccorso c’è arrivato assieme a un altro ragazzo, messo peggio, con «la testa aperta». Dopo qualche ora, il giovane è stato dimesso. Lunedì, però, è tornato in pronto soccorso per una Tac, «perché avevo giramenti di testa e non mi sentivo tranquillo». Temeva di aver riportato qualche danno serio, ma, per fortuna, l’esito è stato negativo. Il momento più brutto, racconta, è stato quando ha dovuto avvisare i genitori dell’accaduto. «Ho pensato: “Che gli dico: mamma mi hanno pestato in quindici?”. Li ho chiamati dopo un paio d’ore, quando ho cominciato a realizzare quello che era successo e ho potuto far parlare un amico al posto mio», racconta Andrea. Secondo il quale, a scatenare le risse, diventate una costante dei fine settimana sangiorgesi, sarebbe la noia.
La noia
«Questo è un posto bello – dice –, dove si vive bene, ma non è un posto per giovani. Non ci sono eventi né attrazioni e, allora, i giovani che fanno? Quelli più sbandati, bevono, si annoiano e si attaccano con altri giovani». Quello che gli resterà della notte di follia in cui s’è trovato in mezzo, ammette, è il senso di insicurezza. «Penso sia inaccettabile. Quando esco e torno a casa, devo poter essere tranquillo. Questo è un gruppo noto da anni, che da anni fa cose del genere, ma mai come sabato, quando hanno seminato il panico», spiega. E alle istituzione chiede «controlli per prevenire determinate situazioni» e che quella di sabato scorso «sia l’ultima volta». «Mi aspetto di non vedere più in giro quelle persone e che ci sia più selezione per quelle pericolose, che nuocciono agli altri», aggiunge. Altrimenti, il rischio è che le vittime si facciano giustizia da sole.