Pestato sul lungomare, testimonianza choc: «Spray urticante e poi mi hanno aggredito in dieci, forse più»

Pestato sul lungomare, testimonianza choc: «Spray urticante e poi mi hanno aggredito in dieci, forse più»
Pestato sul lungomare, testimonianza choc: «Spray urticante e poi mi hanno aggredito in dieci, forse più»
di Francesca Pasquali
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Giovedì 23 Settembre 2021, 09:26 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 09:07

PORTO SAN GIORGIO - I segni della notte da incubo di sabato scorso, Andrea (nome di fantasia), li porta ancora addosso. Escoriazioni sulla faccia e sul collo, lividi all’addome e un taglio profondo a un dito. Segni che tra qualche settimana spariranno, assieme allo choc per le botte prese in testa. Per cancellare la paura provata in quell’ora e mezza di follia, invece, ci vorrà più tempo. 

«Tutto è cominciato quando quei ragazzi sono stati allontanati dal locale (il Puerto Banana, sul lungomare Gramsci, ndr).

Hanno subito spruzzato lo spray urticante e le persone, spaventate, hanno cominciato a scappare. Altre, invece, cercavano di capire chi fosse stato. Io ho provato ad allontanare uno dei ragazzi, che ha reagito. Poi, ne sono arrivati altri. Mi hanno picchiato in dieci, forse quindici», racconta il giovane, poco più che ventenne. Che, nel giro di pochi istanti s’è ritrovato per terra, sommerso da calci e pugni. Mentre, attorno, volavano tavoli e sedie, tra il fuggifuggi generale. 

Le botte

«Dopo aver chiamato i soccorsi, che non arrivavano – prosegue Andrea –, mi hanno picchiato di nuovo. Sono stato aiutato da alcuni presenti che neppure riuscivo a vedere, perché mi avevano spruzzato lo spray negli occhi. Poi, sono salito in ambulanza». In pronto soccorso c’è arrivato assieme a un altro ragazzo, messo peggio, con «la testa aperta». Dopo qualche ora, il giovane è stato dimesso. Lunedì, però, è tornato in pronto soccorso per una Tac, «perché avevo giramenti di testa e non mi sentivo tranquillo». Temeva di aver riportato qualche danno serio, ma, per fortuna, l’esito è stato negativo. Il momento più brutto, racconta, è stato quando ha dovuto avvisare i genitori dell’accaduto. «Ho pensato: “Che gli dico: mamma mi hanno pestato in quindici?”. Li ho chiamati dopo un paio d’ore, quando ho cominciato a realizzare quello che era successo e ho potuto far parlare un amico al posto mio», racconta Andrea. Secondo il quale, a scatenare le risse, diventate una costante dei fine settimana sangiorgesi, sarebbe la noia. 
La noia
«Questo è un posto bello – dice –, dove si vive bene, ma non è un posto per giovani. Non ci sono eventi né attrazioni e, allora, i giovani che fanno? Quelli più sbandati, bevono, si annoiano e si attaccano con altri giovani». Quello che gli resterà della notte di follia in cui s’è trovato in mezzo, ammette, è il senso di insicurezza. «Penso sia inaccettabile. Quando esco e torno a casa, devo poter essere tranquillo. Questo è un gruppo noto da anni, che da anni fa cose del genere, ma mai come sabato, quando hanno seminato il panico», spiega. E alle istituzione chiede «controlli per prevenire determinate situazioni» e che quella di sabato scorso «sia l’ultima volta». «Mi aspetto di non vedere più in giro quelle persone e che ci sia più selezione per quelle pericolose, che nuocciono agli altri», aggiunge. Altrimenti, il rischio è che le vittime si facciano giustizia da sole.

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