FERMO - Suona la carica ai sindaci, il Comitato per la salute del Fermano. Come massime autorità sanitarie dei Comuni, tuonano Giuseppe Diomedi, Tania Gallucci e Bruno Nepi, devono alzare la voce con la Regione per mettere quella di Fermo in pari con le altre quattro province marchigiane.
«È vero – spiega il Comitato – che, con la riforma sanitaria, la Conferenza dei sindaci è stata privata del potere decisionale e può solo dare la sua opinione, ma i sindaci sono i primi ufficiali sanitari dei Comuni e non possono pensare solo a feste e inaugurazioni, dove hanno gli applausi assicurati». Quello che dovrebbero fare, per loro, è vivere per un giorno i disagi dei comuni cittadini. Le prenotazioni per una visita da qui a un anno e mezzo. Le ore di attesa al pronto soccorso. I telefoni che squillano a vuoto. In una parola: i disservizi di una sanità che si fa sempre più fatica a difendere. Ma, «tranne qualche rara eccezione, nessun sindaco si è mai fatto vedere, perché lì non ci sono applausi da ricevere. Invece, dovrebbero essere i primi guardiani della salute dei cittadini e sollecitare la Regione, dopo aver visto quello che non funziona, a prendere decisioni importanti, perché hanno la forza politica per farlo».
La presenza di solo 19 primi cittadini, su 40, alla Conferenza dei sindaci del 10 agosto, scorso per gli esponenti del Comitato, è l’emblema del loro disinteresse.
Slitta, intanto, a sabato l’avvio delle terze dosi per i pazienti ultrafragili, cominciate ieri in buona parte della regione. Riceveranno il vaccino in reparto, almeno 28 giorni dopo la seconda dose, e saranno chiamati dalla Direzione medico ospedaliera, per fissare giorno e ora. Si tratta di immunodepressi, trapiantati, dializzati e pazienti oncologici e oncoematologici.