Patto contro gli stalker, la Questura di Fermo all'avanguardia in Italia: firmato il Protocollo Zeus

Patto contro gli stalker, la Questura di Fermo all'avanguardia in Italia: firmato il Protocollo Zeus
Patto contro gli stalker, la Questura di Fermo all'avanguardia in Italia: firmato il Protocollo Zeus
di Sonia Amaolo
3 Minuti di Lettura
Venerdì 2 Dicembre 2022, 02:20

FERMO - La violenza si combatte aiutando i violenti a controllare la rabbia, novità assoluta a Fermo, la Questura è seconda in regione e quinta in Italia a siglare il Protocollo Zeus per prevenire la violenza. Gli stalker possono essere aiutati. Con il protocollo i tempi degli interventi si accorciano, si incide prima che le condotte diventino penalmente rilevanti. Il questore ammonisce e l’ultimatum aiuta ad evitare l’escalation di violenza. Con questo strumento si proteggono le vittime e contemporaneamente si rieducano i loro aguzzini.

L’intesa

Il questore di Fermo Rosa Romano e il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli, capo maglia in Regione per le strutture che si occupano del problema, hanno siglato il Protocollo Zeus ieri mattina nella caserma di via Italia.

Hanno partecipato il presidente della Provincia Michele Ortenzi, il viceprefetto Giovanni Todini, il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, le presidenti della Commissione regionale e provinciale per le Pari opportunità, Maria Lina Vitturini e Francesca Palma, esponenti della cooperativa On The Road.

I particolari

Come funziona il protocollo? Il questore fa l’ammonimento nei casi di “reati sentinella”, stalking e maltrattamenti. La persona ammonita è invitata a sottoporsi a un programma di recupero, può usufruire gratuitamente di una serie di servizi per imparare a gestire le emozioni, a controllare la rabbia. «Esistono due vie – spiega il questore –: il Codice Rosso con la denuncia penale e l’ammonimento del questore, che non è un procedimento penale». Sono stati 11 per ora gli ammonimenti, chi denuncia ha la garanzia dell’anonimato. L’ammonimento si collega all’Applicativo Scudo, tramite il quale le volanti di Polizia e il Radiomobile dei Carabinieri possono intervenire nei casi di liti in famiglia. Questi interventi permettono la creazione di un archivio informatico e così il questore ha il polso della situazione, è una sorta di schedatura dei violenti. «Oltre ad occuparci delle vittime – spiega il questore – ci occupiamo anche dei soggetti che maltrattano, persone che hanno un vissuto, certi comportamenti si originano in famiglia, si possono trattare i comportamenti devianti e risolvere, nell’85% dei casi l’effetto è stato positivo».

Il servizio

On The Road mette a disposizione gli esperti a titolo gratuito. Sindaco e presidente della Provincia sottoscrivono l’iniziativa: «Più c’è consapevolezza, più c’è deterrenza» dice Calcinaro; «fondamentale è la coesione delle istituzioni» aggiunge Ortenzi. «Coinvolgeremo tutte e 5 le province – spiega Parcaroli –: a Macerata abbiamo aperto un centro per questi soggetti e in poche settimane si sono iscritte 7 persone, segno che il progetto funziona». «In regione abbiamo avuto 15 vittime negli ultimi 5 anni – afferma Vitturini – abbiamo investito 40 milioni per le case rifugio e 9 milioni in strutture assistenziali per i violenti. Il protocollo fa miracoli, siamo pionieri nelle Marche in un campo ancora tutto da esplorare». Due figure emergono, oltre alle autorità: la dirigente della Squadra mobile Maria Raffaella Abbate che si occupa dei Codici Rossi (66 sono le denunce), e il dirigente dell’Anticrimine Francesco Costantini che registra 23 ammonimenti: «Abbiamo costituito - dice - una bella squadra, le vittime si fidano della Questura e segnalano, il lavoro delle Volanti e la banca dati Scudo sono di fondamentale importanza e i provvedimenti fatti bene sono a prova di bomba».

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