FERMO - Nel pieno svolgimento di una partita di calcio, con la sua squadra sotto nel punteggio, ha perso la lucidità urlando un insulto ad un avversario: «Negro di m…». Questo sarebbe stato l’epiteto choc, di stampo razzista, proferito lo scorso weekend durante la semifinale playoff di Seconda Categoria girone G tra Petritoli e Monte San Pietrangeli giocata a Porto San Giorgio. A far scalpore il nome e la carta d’identità del protagonista dello scivolone, espulso e stangato poi con cinque giornate di squalifica, il minimo per casi del genere: si tratta del capitano del Monte San Pietrangeli Alessandro Smerilli, attaccante monturanese classe ’80, conosciutissimo per i suoi trascorsi nei professionisti con la maglia della Fermana nella prima decade del Duemila. Fra le sue squadre anche Civitanovese, Tolentino, Cisco Roma, Maceratese e Vigor Senigallia.
Il commento
Nel suo passato mai misfatti a sfondo razziale, lui che ha condiviso spogliatoi con chissà quanti atleti di colore: ma si può sbagliare anche a 43 anni, quando si è padre, alla fine di una carriera lunga impreziosita da più di 200 gol realizzati. «Ho avuto uno scatto d’ira durante una fase concitata del match, ma nessun pregiudizio. Non ho mai avuto problemi con nessuno», ha chiarito la matrice del fatto l’esperto Smerilli. Dall’altro lato, invece, è stato “colpito” un ragazzo gambiano in forza al Petritoli, Tamsir Kujabi, classe 1998, 18 anni in meno: “Tam”, così come tutti lo chiamano, potrebbe essere il figlio di “Smero”.
La storia di Tam
Al 90’ ha festeggiato il Petritoli che domani pomeriggio, sempre sul neutro di Porto San Giorgio, disputerà la finale con l’Usg Grottazzolina. Con il 25enne “Tam” ancora in campo. Il ragazzo aveva giocato in precedenza con Save the Youth Monte Pacini, il club di rifugiati e richiedenti asilo politico. Poi il passaggio al Petritoli dove abita in centro storico e si è super integrato. Lavora come imbianchino, si sposta in paese con la sua bicicletta elettrica, non beve alcolici nel rispetto della sua religione ed è un tipo molto tranquillo. Lo ha dimostrato anche domenica scorsa: imperturbabile nonostante l’insulto che l’ha ferito. E’ stato più che altro un suo compagno, indignato, a richiamare l’attenzione dell’arbitro. La “colpa” di Tam? Solo quella di avere una tonalità di pelle un po’ più scura e, magari, di giocare troppo bene in quella partita, brillando in una marcatura arcigna.
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