Da convento a museo archeologico: l'ex Fontevecchia riapre dopo 25 anni

Da convento a museo archeologico: l'ex Fontevecchia riapre dopo 25 anni
Da convento a museo archeologico: l'ex Fontevecchia riapre dopo 25 anni
di Chiara Morini
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Venerdì 12 Maggio 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 16:28

FERMO -  Prima convento, poi scuola, e dopo 25 anni di chiusura, ora ospita il museo archeologico: l’ex collegio domenicano Fontevecchia ha riaperto le porte con la prima sezione museale pronta e visitabile, e un nuovo accesso, interno, alle cisterne romane. Il centro dunque riparte dalla cultura, uno degli aspetti aggreganti di una comunità, aspetto questo quanto mai valido per la città di Fermo. Gremito l’oratorio accanto alla chiesa di San Domenico, segno proprio di quanto contino le strutture culturali.

 «La cultura – ha commentato il sindaco Paolo Calcinaro – è la spina dorsale delle Marche, e anche della nostra città.

Arriviamo a questa inaugurazione con accessi alle strutture museali triplicati rispetto al pre-Covid. Da un lato la nostra città potrebbe vivere il turismo mordi e fuggi, perché è tutto concentrato, ma vogliamo che non sia solo un turismo passeggero. E con l’ampliamento dell’offerta, magari allungare i tempi di visita». 


La storia


Importante per il turismo, ma anche per la storia cittadina, con il museo destinato, una volta completato, ad ospitare la cultura dei piceni e, ha aggiunto il primo cittadino «la storia e la cultura della nostra terra. Oggi (ieri per chi legge), è un primo passo, poi ci sono i fondi del Pnrr che permetteranno il completamento». Non era scontato si potesse arrivare a questo risultato, faticoso, il culmine di un processo iniziato nella prima giunta Calcinaro, con l’inizio dei lavori di riqualificazione quando era assessore alla Cultura Francesco Trasatti, e completato nella seconda giunta Calcinaro, con assessore alla Cultura Micol Lanzidei. Un gran lavoro di squadra, tra il settore cultura e lavori pubblici, che continua per il completamento dell’intera struttura, inagibile dal 1997 e acquisita dall’amministrazione comunale del 2013. «L’edificio – ha riassunto l’architetto Paola Malvestiti che lavora in Comune – è nato per i domenicani, poi c’è stato il tribunale dell’inquisizione nell’800 e nel ‘900 le scuole, da ultimo scientifico e ragioneria. L’inagibilità dal 1997 e l’acquisto da parte del Comune nel 2013. Nel dicembre 2021, oltre ai finanziamenti regionali Por_Fesr, sono arrivati 13 milioni dal Pnrr per il completamento di tutti i livelli e ancora, lo scorso anno, un nuovo finanziamento per coprire il caro-materiali, che insieme ai 13 milioni del Pnrr diventano 16,5 milioni. Siamo in fase di valutazione delle offerte tecniche ed entro giugno procederemo con l’assegnazione dei lavori».

Quei lavori che porteranno ad avere le altre due sezioni museali, «protostorica e romana», come ha ricordato il funzionario archeologo della Soprintendenza Federica Grilli. A questi si aggiungeranno anche i laboratori artigiani. Ieri, infatti, è stata aperta la sezione dedicata al collezionismo, dei fratelli Gaetano e Raffaele De Minicis, che nella loro dimora di Falerone, nella prima metà del XIX secolo, raccolsero una ricca collezione di reperti. A questa si aggiungono altri reperti della collezione privata dell’architetto Carducci. Finanziamenti regionali, si diceva, e l’assessore regionale alla Cultura, Chiara Biondi, ieri presente a Fermo, ha evidenziato come «l’offerta culturale della regione si arricchisce.

Dalla partecipazione all’evento si vede quanto la cultura dà al territorio. Oggi si apre una parte importante della memoria storica della città. La Regione lavora in sinergia con tutte le realtà, e ricordo anche la rete, con un direttore unico, che è stata caso di osservazione anche all’Icom. Si ridanno una spinta e linfa nuova alla comunità». Momenti come questi sono occasione di scambio tra la città e il lavoro fatto e l’architetto della Soprintendenza, Giovanni Issini, ha detto che «questi nuovi allestimenti vanno a beneficio della comunità. Oltre a questa struttura siamo impegnati in ricerche anche sul colle del Girfalco, e con altri enti e il Fai faremo una pubblicazione sugli insediamenti romani nella valle del Tenna». 


I reperti


Quanto al Girfalco, nello scorso agosto 2022 furono ritrovati reperti di epoca neolitica. Il Comune acquisì l’ex collegio dai beni culturali della chiesa, e l’arcivescovo Pennacchio si è detto «contento perché questo è uno dei tanti beni ceduti, di cui non si sa poi l’uso. In questo caso invece serve ad aumentare la sensibilità culturale di tutti». All’inaugurazione hanno preso parte, oltre alle autorità civili e militari, anche l’architetto Camilla Tassi della Soprintendenza, e la responsabile dei musei, che ha curato l’allestimento, Francesca Giagni. 

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