Capannoni vuoti, cala il loro valore
Zone industriali come dei cimiteri

Capannoni vuoti, cala il loro valore Zone industriali come dei cimiteri
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Lunedì 23 Marzo 2015, 11:50 - Ultimo aggiornamento: 12:03
FERMO - La crisi taglia il valore dei capannoni. Pesano le scelte degli imprenditori di investire sul mattone. E' accaduto anche nel Fermano, zona manifatturiera nella quale sono cominciati a fiorire tanti nuovi capannoni, anche da parte di chi, probabilmente, non aveva questa necessità. E ora che l'economia non gira più, gli stessi edifici si svuotano, rendendo così le varie zona artigianali del territorio dei cimiteri pieni di scheletri. Nel Fermano a pagare il prezzo più alto è Montegranaro che, secondo i valori raccolti da Nomisma, nel periodo 2006-2014 ha visto scendere il prezzo del capannone di oltre un quinto. Questo anche a causa di un'offerta che è aumentata negli anni.

Alla zona artigianale di Villa Luciani si è successivamente aggiunta quella a ridosso della Mezzina. Tutti i comuni, in particolare quelli a vocazione calzaturiera, segnano il passo. Il tasso di svalutazione degli immobili è simile dappertutto. Solo l'entroterra (Grottazzolina e Servigliano ma non Montegiorgio) sembra aver parato meglio il colpo ma comunque senza riuscire a vedere una rivalutazione. Così come per le abitazioni civili, Porto San Giorgio è il centro dove il mattone costa di più, anche se per uso industriale e/o commerciale, mentre Montegiorgio, anche a causa della svalutazione subita negli ultimi anni, è il comune dove oggi un fabbricato industriale nuovo si compra ad un prezzo più basso rispetto altrove. Il problema è che crescono i cartelli "affittasi" e "vendesi" ma sono in calo le aziende che hanno bisogno di un fabbricato industriale nuovo sia perché la produzione non è certo aumentata causa crisi e sia perché le strategie produttive e per gli investimenti sono andate in un'altra direzione.



"Oggi la discussione sul modo di produrre è più che mai attuale" conferma Marco Marcatili, analista Nomisma. "Una modalità ereditata dal passato che, oggi, probabilmente va rivista, così come le politiche pubbliche che nei decenni scorsi hanno indotto gli imprenditori (a volte non adeguatamente consigliati dai propri consulenti) a costruire nuovi capannoni con l'obiettivo di migliorare la produzione, l'efficienza e l'immagine aziendale".



E' chiaro il riferimento alle varie leggi Sabatini e Tremonti che si sono succedute negli anni e che concedevano agevolazioni fiscali e detassazioni a chi costruiva o acquistava un fabbricato industriale. Con un'attività economica che viaggiava a gonfie vele, gli imprenditori si sono fatti "ingolosire" dagli incentivi e hanno costruito nuovi immobili, con decisioni spesso avallate dai propri consulenti. Scelte che col passare degli anni si sono rivelate non solo poco opportune ma antieconomiche visto che i fabbricati stanno perdendo di valore.



"La svalutazione dei fabbricati industriali, tranne rare eccezioni, è un tema che coinvolge tutta l'Italia - prosegue Marcatili - ed è per questo che occorre pensare in due direzioni: la prima è quella di ripensare al loro utilizzo, ad un riuso diverso da quello per cui sono stati costruiti. L'altra direzione riguarda una politica pubblica che dovrebbe prestare più attenzione all'edilizia e alla ricchezza privata. Il privato che con tanti sacrifici ha costruito una casa e un capannone, oltre alla pressione fiscale a cui deve far fronte, vede costantemente svalutare entrambe. Per cui, da privato, più che della pressione fiscale mi preoccuperei di arginare la perdita di valore dei miei immobili".
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