Anche i cassonetti a fuoco, escalation dopo gli arresti: Tre Archi è una polveriera

Anche i cassonetti a fuoco, escalation dopo gli arresti: Tre Archi è una polveriera
Anche i cassonetti a fuoco, escalation dopo gli arresti: Tre Archi è una polveriera
di Sonia Amaolo
3 Minuti di Lettura
Venerdì 27 Agosto 2021, 07:25

FERMO - Escalation di violenza a Lido Tre Archi, dopo le aggressioni alla turista torinese e alle forze dell’ordine, con tanto di auto della polizia rigate da vetri di bottiglia e due poliziotti feriti, ieri mattina due cassonetti sono andati a fuoco in via Aldo Moro. L’ipotesi più accreditata è il dolo. 

Un’escalation di violenza 

Nel contesto degli ultimi tre giorni ciò significa che si è scatenata una guerriglia urbana in quel Far West che ormai sembra essere il quartiere multietnico.

Intorno alle 7 di ieri gli operatori dell’Asite hanno allertato i vigili del fuoco per i due cassoni d’immondizia in fiamme e i pompieri hanno trovato, poco distante, una tanica di benzina. Indaga la questura, una persona è stata fermata. Dopo l’arresto dei tre tunisini che avevano aggredito gli agenti di polizia e poi si erano andati a nascondere a Porto Sant’Elpidio, in un palazzo in costruzione e in abbandono, il prefetto di Fermo Vincenza Filippi ha convocato un comitato per l’ordine e la sicurezza. 

Si muove la Prefettura 

Obiettivo del vertice odierno è approfondire gli ultimi accadimenti per cercare di capire fino a che punto è spinta la delinquenza in un litorale che vuole rialzare la testa. Sarà presente, con i vertici provinciali delle forze dell’ordine, il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, che non si è pronunciato sull’accaduto mentre si è fatto sentire l’assessore alla sicurezza Mauro Torresi. 

Comune sotto accusa 

Tanto lui quanto il primo cittadino sono stati invitati a dimettersi dal comitato dei residenti dei Tre Archi. Il portavoce Gabriele Voltattorni oggi torna a smentire Torresi su quanto l’assessore dice sia stato fatto: «Torresi parla del progetto di vicinato attivato – afferma Voltattorni – non sa neanche di cosa parla, nel memorandum che il sindaco aveva sottoscritto nel giugno 2020 con noi, si parlava di controllo di vicinato, cosa ben diversa da progetto di vicinato. Inoltre, oltre al controllo di vicinato e al presidio fisso di polizia, chiediamo da sempre un censimento dei residenti. Un rilevamento di chi abita in questa zona, alla luce degli ultimi fatti accaduti, non può più essere rinviato». In sostanza, l’estate che si profilava calma si è movimentata tutta d’un colpo e ha riportato a galla i problemi di sempre in una riviera super monitorata e, ciononostante, per niente tranquilla. Residenti e turisti fanno fronte comune, chiedono di assicurare i delinquenti alla giustizia: «fuori questa gente dai nostri condomini» scrivono nelle chat sui gruppi WhatsApp al telefonino. C’è un tamtam in queste ore che non accenna a smorzarsi. Un coro di voci di protesta. La frase più gettonata è questa: «da cittadini onesti, quanto sta accadendo non è più tollerabile».

Torresi alle strette 

Auspicabilmente, questa sembra essere l’ultima linea intrapresa dall’amministrazione, si accelererà sul presidio fisso. Lo stesso Torresi, dopo un lungo silenzio, ieri diceva a mezzo stampa: «Torneremo a chiedere un posto fisso di polizia, spero che un domani si possa avere». C’è voluta la spirale di violenza delle ultime 48 ore a convincere l’assessore. 

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