Confindustria Centro Adriatico traballa, fuga in massa degli imprenditori del Fermano

Il logo di Confindustria Centro Adriatico
Il logo di Confindustria Centro Adriatico
di Massimiliano Viti
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Venerdì 2 Aprile 2021, 09:10

FERMO - Dimissioni in blocco della quota fermana all’interno del consiglio generale di Confindustria Centro Adriatico. Sarebbero una quindicina gli imprenditori pronti a compiere l’atto di ribellione nei confronti dell’associazione confindustriale. 

Una presa di posizione netta contro il presidente Simone Mariani dopo che nelle scorse ore è stata inoltrata agli associati una lettera anonima nella quale si legge che un imprecisato numero di imprenditori fermani sarebbe al suo fianco. E sempre ieri pomeriggio si è registrato l’intervento di Enrico Paniccià: «Se discutiamo ancora di divisione tra Ascoli e Fermo vuol dire che non abbiamo imparato nulla dai nostri errori». Secondo la nota, l’imprenditore di Torre San Patrizio è convinto che ci siano «tanti, colleghi fermani ed ascolani a voler superare queste polemiche che ci portano lontano dai problemi reali».


I dubbi
Ma ieri è stata un’altra giornata di fibrillazione all’interno di Confindustria Centro Adriatico. Dopo l’espulsione di Andrea Santori e Fabrizio Luciani, che fa seguito alle dimissioni dell’ex vicepresidente dell’associazione Giampietro Melchiorri e dei saggi fermani Bruno Cardinali, Maurizio Vecchi, Giuseppe Matricardi e Gaetano Ascenzi, è scoppiata la rivolta, che non sembra fermarsi alle revoche delle adesioni a Confindustria da parte delle imprese. Perché sarebbero pronte per essere inviate anche le dimissioni di tutti gli imprenditori fermani in seno al consiglio generale. 

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Quel consiglio che ha votato a favore dell’espulsione di Santori e Luciani. In altre parole, la parte minoritaria sarebbe sul punto di dimettersi, mandando di fatto in blocco la governance di Confindustria Centro Adriatico. Sarebbe un segnale inequivocabile che Fermo non ci sta. Quale strada vogliano intraprendere gli imprenditori fermani sull’Aventino, non è stata ancora espressa, ma sembra piuttosto evidente: non tanto le dimissioni di Mariani quanto divorziare da Ascoli. 


Ora è determinante fare un’analisi quantitativa e qualitativa delle aziende rivoltose. Quante aziende si sono disiscritte dall’associazione ma anche quali, per poter pesare la rivolta. E probabilmente, non dovremo aspettare molto tempo per avere un quadro della situazione più chiaro. Nel frattempo dopo gli interventi di Graziano Mazza (Premiata) e Maurizio Vecchiola (Finproject), ieri è stata appunto la volta di Paniccià (Giano) che boccia l’idea di un ritorno al passato: «Dobbiamo imparare a ragionare come categoria, non come territori, perché oggi il nostro orizzonte è sempre più internazionale. Non penso che Mariani abbia lavorato contro Fermo, penso invece che, per fare qualcosa di buono, si debba andare tutti nella stessa direzione, fermani compresi. Dobbiamo stare sui problemi, non sulle rivendicazioni».

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