Da Torraccia alle antenne, una comunità molto Nimby

Da Torraccia alle antenne, una comunità molto Nimby

di Simonetta Marfoglia
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Sabato 10 Giugno 2023, 16:18 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 09:52

Benvenuti a Pesaro territorio Nimbizzato. Per inciso Nimby non è la nuova frontiera dei cucinieri robot tuttofare ma l’acronimo anglosassone di “Not in my back yard”, ovvero “Non nel mio cortile”, terminologia catalizzatrice di qualsiasi forma di protesta contro opere di interesse pubblico-privato ma di cui si temono gli effetti negativi se realizzate nell’area di riferimento della comunità Nimby, ovvero progetti ritenuti sensibili o come impatto ambientale o sotto il profilo della salvaguardia della salute. A leggere le cronache più recenti il Pesarese si sente molto Nimby. E come esempi si può ricavare un dettagliato inventario: dalle proteste per la futura sede dell’Istituto Zooprofilattico Marche Umbria di livello 3, che l’accordo con il Comune di Pesaro ha individuato a Torraccia (salvo poi cambiare idea in corsa dopo l’alluvione del 16 maggio scorso che ha mandato in ammollo la zona per la tracimazione del vicino Foglia), ai comitati che in questi mesi sono spuntati un po’ in tutti i quartieri agli annunci di installazioni di antenne 5G per cui le polemiche corrono molto più rapide delle connessioni da andare a velocizzare. L’ultimo casus belli, in ordine cronologico, è l’impianto per rifiuti speciali non pericolosi a Petriano per cui è stata individuata l’area collinare di Riceci. L’iniziativa pubblico-privata, o meglio privata-pubblica (questione di quote di maggioranza) intende dare una risposta all’esigenza delle aziende pesaresi, rappresentata più volte da Confindustria, di abbattere i costi per lo smaltimento dei rifiuti produttivi, che ora vengono portati fuori regione. Ma la zona scelta sarebbe a vista di Torricini di Urbino e in più nelle colline di Dustin (Hoffman). Sì, i languidi declivi dello spot “Marche le scoprirai all’infinito” sono quelli di Riceci e non siamo molto distanti dai paesaggi di Piero (della Francesca), ricordando che giusto 10 anni fa un onnipresente e sempreverde Vittorio Sgarbi guidava la mobilitazione contro il completamento della Fano-Grosseto perché avrebbe compromesso in modo ineluttabile il territorio pennellato e reso immortale dai genii del Rinascimento (anche Raffaello non è rimasto insensibile alle sinuosità dell’Alta Valle del Metauro e del Montefeltro) nei loro capolavori a partire dal celeberrimo Dittico dei Duchi. E proprio in questi giorni Sgarbi, nel doppio ruolo di pro sindaco di Urbino e sottosegretario del Governo Meloni, ha già annunciato che per il sito di Riceci chiederà alla Soprintendenza il vincolo paesaggistico dato che la stessa Urbino è città Unesco e quindi sotto tutela. Sgarbi non è isolato. Sull’onda della protesta popolare, e dei comitati nati allo scopo, in poco tempo sul progetto della discarica sono piovuti una serie di no assolutamente bipartisan e trasversali che hanno unito destra e sinistra. Anche la Regione con l’assessore Stefano Aguzzi ha detto alt.

E, anche se Marche Multiservizi ha annunciato che vuole andare avanti, la modalità stand-by l’ha attivata il sindaco di Pesaro Matteo Ricci: «Non ci sono le condizioni minime per realizzare la discarica di Riceci, questione sulla quale non sono mai stato coinvolto. Non ci sono le condizioni politico-amministrative e credo che non ci saranno neanche le condizioni tecniche nella Conferenza dei servizi a causa delle distanze mancanti dalle abitazioni. Credo che Mms debba rivedere le sue strategie e non inseguire un’iniziativa privata del genere che rischia di portare la società a sbattere contro un muro. Ho invitato il cda a studiare un piano B per lo smaltimento dei rifiuti industriali perché ce n’è bisogno; non possiamo portare i rifiuti delle nostre imprese in giro per l’Italia, questo non va bene. Abbiamo delegato il cda a fare un’altra proposta tecnica sulla quale discutere, per trovare una soluzione». Questione anche di realpolitik visto che siamo troppo a ridosso del 2024 con l’electon day che insieme alle Europee chiamerà al voto la maggior parte dei Comuni di Pesaro Urbino e, considerato una campagna elettorale che non solo è in perenne movimento ma che sta montando sull’onda lunga della vittoria del centrodestra ad Ancona, meglio non correre troppi rischi. Forse l’approccio più giusto per progetti sfaccettati e complessi che portano migliorie settoriali ma che vanno prepotentemente a incidere sul cosiddetto sentiment di una comunità sta nell’intraprendere un percorso più partecipativo e mirante al coinvolgimento; percorso di sicuro più impegnativo ma che potrebbe rivelarsi vincente sotto il profilo della consapevolezza e della collaborazione. Magari chiedendo anche una maggior lungimiranza e accortezza nella scelta dei siti da autorizzare per non incappare, restando in tema, nel paradosso di Fiorenzuola, ovvero installare una maxi antenna 5G che svetta nel cuore del San Bartolo negli stessi giorni in cui si assegnava il riconoscimento di Borgo Ospite dei Borghi più belli d’Italia. Intendiamoci, potenziare la rete delle connessioni è sacrosanto specialmente se la nostra collettività è interconnessa è onnivora di giga, ma forse si è dato il benestare (Soprintendenza compresa) al luogo più turistico e meno idoneo del territorio. E comunque sotto con il Nimby. Per una discarica in stallo a furor di no, sul Pesarese sono pronti a soffiare altri venti che una tantum non sono quelli del cambiamento quanto quelli del mini parco eolico (6 pale) che dovrebbe sorgere sulle cime dell’Appennino tra Borgo Pace, Mercatello sul Metauro, Badia Tedalda e Sestino, territorio di confine tra Comuni, Province e Regioni. E qualche sindaco ha già suonato le campane per chiamare a raccolta i residenti.

*Caposervizio di Pesaro del Corriere Adriatico

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