Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione alle stime sull’evoluzione a lungo termine della popolazione. A livello internazionale ciò è determinato dalle preoccupazioni per la pressione sulle risorse del pianeta derivante dal continuo aumento della popolazione mondiale. È stata salutata quindi con notevole sollievo la recente notizia che l’India ha raggiunto prima del previsto il livello del tasso di natalità che consente di stabilizzare la crescita della popolazione. Poiché la popolazione dell’India è circa un quinto del totale si tratta di una notizia rilevante per l’intero pianeta. In Italia, come noto, le preoccupazioni sono di segno opposto. Dal 2007 l’Italia registra un saldo naturale (cioè la differenza fra nati e morti) negativo, solo in parte controbilanciato dal saldo migratorio positivo. Tutti gli scenari previsivi della popolazione nazionale prevedono un ulteriore peggioramento del saldo naturale e una riduzione della popolazione totale. Le differenze fra le stime riguardano solo l’entità del calo. Lo scorso novembre l’Istat ha prodotto un report molto dettagliato e aggiornato relativo alle stime della popolazione italiana a lungo termine, con previsioni fino al 2070. Oltre che basarsi su dati più aggiornati, che tengono conto del calo di natalità indotto dalla pandemia, la novità del rapporto è la stima dell’evoluzione della popolazione per le diverse aree territoriali del paese, fino al livello comunale. Ne emerge un quadro che l’Istat stesso definisce “di crisi”, tenuto conto che la popolazione residente (immigrati compresi) è prevista in caldo dai 59,6 milioni al 1° gennaio 2020 a 58 milioni nel 2030 e 47,6 milioni nel 2070. Nei prossimi anni il tasso medio annuo di variazione sarà all’incirca pari al -0,3%. Dopo il 2050 la riduzione è prevista in ulteriore accelerazione con una variazione media annua intorno al -0,6% all’anno. La riduzione della popolazione si accompagna ad una modifica della sua composizione per età, con un peso sempre più accentuato della popolazione anziana. Il rapporto fra giovani e anziani sarà di 1 a 3 nel 2050 e la popolazione in età lavorativa scenderà in 30 anni dal 63,8% al 53,3% del totale.
*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni