Domani si svolgerà la presentazione dei progetti imprenditoriali sviluppati dai partecipanti all’edizione 2021-2022 del programma del Contamination Lab (cLab) dell’Università Politecnica delle Marche. Si tratta dell’ottava edizione di un programma di formazione all’imprenditorialità ideato nell’ambito del programma Restart Italia presentato nel 2012 dall’allora ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera. L’idea dei Contamination Lab era parte di un insieme di iniziative che comprendevano le norme per le start-up innovative, gli incubatori certificati e gli altri provvedimenti per la promozione e il sostegno alle start-up innovative. L’Università Politecnica delle Marche è stata fra le università italiane chiamate a delineare le linee guida per la costituzione dei Contamination Lab. Ha creduto da subito nel progetto ed è stata fra le prime università italiane ad avviarlo. Il Contamination Lab è un programma di formazione ma anche uno spazio fisico, anzi un insieme di spazi finalizzati a diverse attività: dai lavori di gruppo (cHouse) al coworking (cWork) alla formazione (cClass) e al relax (cFun). La “c” sta per “contaminazione” che è la parola chiave del progetto. L’insistenza sulla contaminazione nasce dall’idea che l’apprendimento e l’innovazione scaturiscono dalla diversità e dall’incontro fra diverse esperienze e competenze. Per questo il programma di formazione del cLab prevede la partecipazione di studenti provenienti da tutti gli ambiti disciplinari dell’Ateneo e da tutti i livelli di formazione: dalla laurea triennale al dottorato. Da alcuni anni sono inseriti nel programma anche studenti degli ultimi anni delle scuole superiori. La contaminazione è infatti tesa a travalicare il perimetro universitario, sia con riferimento agli studenti partecipanti, sia con riferimento ai docenti e alle interazioni con il sistema delle imprese e delle istituzioni. Le attività del cLab prevedono percorsi di apprendimento basati sulla didattica attiva il cui obiettivo è quello di sviluppare una serie di capacità orientate all’intraprendere: quelle che vengono comunemente indicate come soft skill. Fra queste, la capacità di lavorare in squadra, la creatività, l’efficacia nella comunicazino e di idee e progetti, ecc.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni