Con il Contamination Lab la Politecnica guarda avanti

Con il Contamination Lab la Politecnica guarda avanti

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 18 Maggio 2022, 06:00

Domani si svolgerà la presentazione dei progetti imprenditoriali sviluppati dai partecipanti all’edizione 2021-2022 del programma del Contamination Lab (cLab) dell’Università Politecnica delle Marche. Si tratta dell’ottava edizione di un programma di formazione all’imprenditorialità ideato nell’ambito del programma Restart Italia presentato nel 2012 dall’allora ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera. L’idea dei Contamination Lab era parte di un insieme di iniziative che comprendevano le norme per le start-up innovative, gli incubatori certificati e gli altri provvedimenti per la promozione e il sostegno alle start-up innovative. L’Università Politecnica delle Marche è stata fra le università italiane chiamate a delineare le linee guida per la costituzione dei Contamination Lab. Ha creduto da subito nel progetto ed è stata fra le prime università italiane ad avviarlo. Il Contamination Lab è un programma di formazione ma anche uno spazio fisico, anzi un insieme di spazi finalizzati a diverse attività: dai lavori di gruppo (cHouse) al coworking (cWork) alla formazione (cClass) e al relax (cFun). La “c” sta per “contaminazione” che è la parola chiave del progetto. L’insistenza sulla contaminazione nasce dall’idea che l’apprendimento e l’innovazione scaturiscono dalla diversità e dall’incontro fra diverse esperienze e competenze. Per questo il programma di formazione del cLab prevede la partecipazione di studenti provenienti da tutti gli ambiti disciplinari dell’Ateneo e da tutti i livelli di formazione: dalla laurea triennale al dottorato. Da alcuni anni sono inseriti nel programma anche studenti degli ultimi anni delle scuole superiori. La contaminazione è infatti tesa a travalicare il perimetro universitario, sia con riferimento agli studenti partecipanti, sia con riferimento ai docenti e alle interazioni con il sistema delle imprese e delle istituzioni. Le attività del cLab prevedono percorsi di apprendimento basati sulla didattica attiva il cui obiettivo è quello di sviluppare una serie di capacità orientate all’intraprendere: quelle che vengono comunemente indicate come soft skill. Fra queste, la capacità di lavorare in squadra, la creatività, l’efficacia nella comunicazino e di idee e progetti, ecc.

Oltre naturalmente a competenze specifiche più direttamente collegate allo sviluppo e alla realizzazione di un’attività imprenditoriale. L’aspetto caratterizzante il programma è proprio il fatto che l’attività formativa si realizza attraverso lo sviluppo di un’idea imprenditoriale da parte di team interdisciplinari. La formazione all’imprenditorialità è ormai riconosciuta come un elemento chiave dei processi formativi, non solo in ambito universitario. Nel nostro paese è spesso intesa in senso riduttivo, finalizzata a stimolare l’avvio di nuove imprese e a trasferire alcune competenze specifiche in questo ambito: dalla redazione del business plan, all’analisi del mercato e ai diversi ambiti della gestione aziendale. Si tratta, ovviamente, di attività importanti in un paese che da tempo sperimenta un declino della propensione imprenditoriale e una continua riduzione nell’avvio di nuove imprese. Se però vogliamo effettivamente invertire questa tendenza occorre agire in modo ben più incisivo e partire molto più a monte e non solo a ridosso dell’intenzione di avviare un’impresa. La formazione all’imprenditorialità dovrebbe essere orientata allo sviluppo di alcune attitudini e competenze - come la creatività, il lavoro di squadra, la propensione al rischio, la proattività - finalizzate a stimolare un atteggiamento imprenditoriale utile anche a chi svolge un’attività da dipendente. Per questo si tratta di una formazione che dovrebbe riguardare tutti gli studenti e partire dai primi livelli dell’istruzione. In università oltre al programma del cLab abbiamo da tempo avviato altri programmi volti a coinvolgere nella formazione imprenditoriale un numero quanto più elevato di studenti; possibilmente tutti. Per questo sono stati avviati programmi di formazione che riguardano anche i docenti. Per l’acquisizione di competenze imprenditoriali è, infatti, fondamentale non solo cosa si insegna ma anche come si insegna. 

* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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