Il ruolo-chiave delle imprese nella grande sfida degli Its

Il ruolo-chiave delle imprese nella grande sfida degli Its

di Donato Iacobucci
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Marzo 2021, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 19:58

Nel discorso di insediamento del nuovo Governo il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha messo l’accento sull’importanza della formazione tecnica, da decenni sottovalutata nel nostro paese. I numeri sono impietosi. Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) che sono uno degli anelli più importanti del sistema hanno meno di 20.000 iscritti contro gli 800.000 della Germania e i 600.000 della Francia. Una distanza non più tollerabile per un paese industriale avanzato come l’Italia. Il pilastro della formazione tecnica nel nostro paese è stato ed è tuttora costituito dagli istituti tecnici. Già dalla seconda metà del secolo scorso era però apparsa evidente l’esigenza di un percorso di formazione professionalizzante post diploma. In molti paesi europei l’esigenza era soddisfatta da appositi percorsi distinti e più brevi rispetto a quelli universitari. In Italia questa esigenza venne raccolta con l’istituzione nel 1990 dei diplomi universitari triennali. Proprio a seguito di questa nuova normativa l’Università Politecnica delle Marche, in collaborazione con le imprese e le istituzioni locali, avviò corsi di diploma universitari nei tre principali poli manifatturieri della regione: Fabriano, Pesaro e Fermo; con corsi aderenti alle specializzazioni produttive delle tre aree. I diplomi universitari vennero soppressi con la riforma dei cicli universitari del 1999 che ha introdotto il sistema del 3+2. La riforma prevedeva che il primo livello (la laurea triennale) avesse una doppia caratterizzazione: professionalizzante per chi intendesse inserirsi direttamente nel mondo del lavoro; di formazione di base per chi avesse intenzione di proseguire verso la laurea magistrale. Si trattava di una previsione sciagurata poiché era impensabile fornire una caratterizzazione così diversa allo stesso percorso. Con poche eccezioni le lauree triennali sono state strutturate come percorsi propedeutici alla laurea magistrale piuttosto che come percorsi professionalizzanti. L’esigenza di un percorso post diploma con una forte caratterizzazione tecnica è stata soddisfatta con l’istituzione nel 2010 degli ITS; scuole di tecnologia strettamente legate al sistema produttivo e gestite da fondazioni che coinvolgono imprese, università, sistema scolastico e enti locali.

Al momento vi sono nel nostro paese 107 ITS che si caratterizzano in aree tecnologiche strategiche: efficienza energetica, mobilità sostenibile, ICT, tecnologie per il Made in Italy, tecnologie per i beni culturali e il turismo, tecnologie per la vita. Nelle Marche ve ne sono quattro: Recanati (tecnologie per il Made in Italy), Fabriano (efficienza energetica), Pesaro (tecnologie per le attività culturali e il turismo), Fermo (tecnologie per il Made in Italy). I percorsi formativi offerti dagli ITS riscuotono nel complesso notevole successo se si considerano gli elevati tassi di occupazione dei frequentanti; ma i numeri, come abbiamo visto, sono ancora modesti rispetto alle esigenze del sistema produttivo. E la qualità non è sempre uniforme. Dal monitoraggio realizzato da INDIRE nel 2020 sui percorsi formativi realizzati fra il 2013 e il 2018 emergono pagelle non sempre lusinghiere. Se consideriamo gli ITS regionali, per l’ITS di Recanati su 11 corsi, 3 sono considerati critici, 3 problematici, 3 sufficienti e 2 eccellenti; per l’ITS di Fabriano su 10 corsi 7 sono considerati critici, 2 sufficienti e 1 eccellente. Vanno decisamente meglio gli ITS di più recente istituzione: quello di Pesaro che su 6 corsi ne ottiene 4 eccellenti e 2 sufficienti e Fermo i cui 3 corsi sono tutti giudicati eccellenti. C’è da augurarsi che nei prossimi anni quest’anello della formazione tecnica così rilevante per le nostre imprese sia ulteriormente potenziato. Nella nostra regione vi è sicuramente spazio per ampliare l’offerta, anche inserendo specializzazioni tecnologiche al momento assenti come quelle relative all’ICT. Allo stesso tempo occorre prestare la massima attenzione alla qualità dei percorsi formativi; l’esperienza degli ITS maggiormente virtuosi dimostra che è essenziale la qualità del partenariato e, in particolare, il coinvolgimento attivo delle imprese nella progettazione e nella realizzazione dei corsi.

*Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coord. Fondazione Merloni

© RIPRODUZIONE RISERVATA