Tu mi tracci, io ti depisto. Algoritmo lasciaci vivere

Tu mi tracci, io ti depisto. Algoritmo lasciaci vivere

di Giovanni Guidi Buffarini
4 Minuti di Lettura
Venerdì 2 Settembre 2022, 06:20

Fra i piccoli e anzi minuscoli piaceri della vita, uno dei miei prediletti è il gioco Confondi i Giganti del Web. Mi ci dedico quei cinque minuti al giorno e non di più, c’è cose più importanti da fare. Però lo pratico con tanto impegno, lavorio di meningi: se non giochi seriamente mica ti diverti. Confondo i giganti perché la tecnologia è diventata troppo friendly e vale a dire invadente, ma io non son friendly per niente, e non mi va che il Meganegozio Quello Lì si permetta di profilarmi e mi suggerisca i prodotti che potrebbero piacermi. Vuoi fotografarmi, Jeff? E io mentre scatti mi muovo, e stai sereno che i prodotti che mi interessano so cercarmeli da solo, che poi i tuoi suggerimenti son quasi sempre così banali, non ne ho mai seguito uno, giuro.

Né mi piace che il motore di ricerca Quello Là mi infesti la home page delle news con le vicende matrimoniali dell’attore X o con i retroscena dal set del film Y, tutta roba “scelta per te”: scelgo io per me, grazie. E allora confondo i giganti invadenti, e nello store del caro Jeff cerco, e aggiungo nella Lista dei Desideri: padelle, pupazzetti micidiali, specchietti retrovisori deluxe (qualsiasi cosa significhi), mangimi per bestiole improbabili, piastre per capelli “professionali e intelligenti”, mai avendo sospettato prima della settimana scorsa che potesse esistere una piastra per capelli intelligente e invece c’è, vi invito a controllare. Mentre al motore di ricerca Quello Là chiedo “Ricette per cucinare il gabbiano”, o chiedo lumi sull’Infanta di Tonga (non esiste, ma dovrebbe: suona così bene).

Vengo al punto. Ho fatto credere a Google di provare smodato interesse per il tema “rientro al lavoro dopo le vacanze” (non le ho fatte però ora Google crede di sì, e così impara a farsi gli affari miei). Risultato: ogni volta che mi connetto, lo schermo è invaso da notizie sull’argomento. Mi si è spalancato un mondo. A naso - oh, con quanta superficialità - avrei detto che la fine delle ferie fosse una seccatura. Tipo: stavo tanto bene spaparanzato in spiaggia e invece mi tocca tornare in ufficio, acciderbola.

Sbagliavo. A leggere gli esperti, trattasi di vero e proprio trauma, e profondo. Una delicata fase della vita da affrontare con la dovuta attenzione. Seguendo i fondamentali consigli, dai suddetti esperti elargiti. Cosa suggeriscono i soccorrevoli psicologi onde risparmiarvi malumore e irritabilità e stanchezza e cali di concentrazione e chissà quali altri intollerabili disagi? Di tornare in città almeno un giorno prima di esaurire le ferie, evitando di passar d’un botto dall’ombrellone all’ufficio.

Di ritagliarsi qualche momento per immergersi nella natura, in tal modo stimolando la produzione di serotonina, l’ormone del buon umore. Di andare a letto presto (anche se non si ha affatto sonno?). Di allungare la pausa pranzo (ammesso e non concesso che il capo sia d’accordo). Di compilare liste delle cose da fare: le liste pare calmino, ma se sono troppo lunghe stressano, e dunque compilate liste della giusta misura. Di mangiare cibi sani. Di trovare il modo per continuare a svolgere qualche piacevole attività praticata in vacanza o di dedicarsi a un hobby tutto nuovo (ignoro quale delle due strategie sia preferibile, immagino che la questione sia scientificamente dibattuta). Se non ne eravate al corrente, ora sapete come comportarvi per gestire al meglio la ripresa della routine quotidiana. Non uno degli esperti di cui ho consultato i preziosi pareri ha risposto: “Soffrite di stress da rientro? Tenetevelo e non scassate i santissimi altrui.

Non sta scritto da nessuna parte che uno debba essere sempre allegro e rilassato e soddisfatto e che per ogni insignificante, transitorio disagio necessiti di subitaneo rimedio”. Che è come la vedo io. Che non sono psicologo, e sono empatico come un istrice con gli aculei in parata, e mi diletto a depistare Google e Jeff Bezos, desiderosi solo di servirmi al meglio. Sono una brutta persona, lo ammetto. Il punto è che anche il mondo s’è imbruttito, ci avrete fatto caso. Non è più tempo di Lagna Continua: l’Italia degli ultimi 30 anni, noi italiani negli ultimi 30 anni. Tocca sfoderare il carattere. Quando il gioco si fa duro, si gioca duro. O si soccombe.

* Opinionista e critico cinematografico

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