Da Sanremo a Hollywood infranto il muro del ridicolo

Da Sanremo a Hollywood infranto il muro del ridicolo

di Giovanni Guidi Buffarini
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Giovedì 15 Febbraio 2024, 03:10

Fissare il dito ignorando la Luna. Attribuire a ogni fatto una formidabile valenza simbolica fino a oscurare sotto il simbolo (arbitrario) quell’intralcio chiamato realtà. Pigliar d’aceto pigliar fuoco per un nonnulla, un nonnulla scambiato per una questione decisiva Va così oggi, da Sanremo a Hollywood. E un po’ mi cascano le braccia e un po’ ci rido su malgrado chi ride sia guardato storto, il senso dell’ironia, molto lodato in linea di principio, è giudicato sconveniente, censurabile. «Di questo non si ride, di quell’altro nemmeno». Ha vinto il Serse Cosmi di Crozza: «Io non ironizzerei». Io invece sì, e quanto avvenuto a Sanremo lo rubrico alla voce «Ma davvero dite sul serio? Il bromuro è là». Dunque a Sanremo, nel giro di 24h, il rapper Geolier è passato da scippatore di vittoria (nella serata delle cover, verdetto emesso via televoto) - e perciò fischiato dalla platea dell’Ariston, fischi subito e all’unanimità stigmatizzati, ché in questi tempi di sensibilità esarcerbate, fragilità esibite e coltivate, manco fischiare è ammesso, non si ironizza e non si fischia - a defraudato del trionfo (nella serata finale) causa boicottaggio dei perfidi giornalisti che senza alcuna vergogna si son permessi di ribaltare il responso plebiscitario del (nuovo) televoto. Mancando di rispetto a tutta Napoli, oibò. Simbolicamente, va da sé.

Alle mie orecchie da Franti, tutto ciò suona meraviglioso. Delirante, via. Vincere o non vincere Sanremo Cover o Stremante Serata Finale (Premio Foresta Pelosa sullo Stomaco a chi è arrivato in fondo), vincere o non vincere Sanremo, dicevo, conta mica granché (vedi alla voce Jalisse). Vincere o non vincere Sanremo è la soddisfazione o la delusione d’una notte: per i cantanti e i loro parenti e amici e stop. Esserci a Sanremo, questo conta: fare ascoltare la propria canzone ai 10, ai 15, ai millemila milioni di italiani sintonizzati. Poi qualche canzone avrà successo, e altre no. Notizia: dalle prime rilevazioni su Spotify, il pezzo più ascoltato non è quello di Geolier Derubato né quello di Angelina Vincitrice (Usurpatrice, a ’sto punto?) ma quello di Mahmood. Che al Festival manco è entrato nei primi cinque.

Aspetto fiducioso che qualcuno inneschi la polemica, e mezza Italia partecipi: «Chi ha boicottato Mahmood a Sanremo?». In America, a scatenare l’indignazione collettiva sono state le mancate nomination a Greta Gerwig (regista) e Margot Robbie (attrice protagonista) per "Barbie".

Paginate di piagnisteo, anche sulle testate più autorevoli. Scavalcando con ampio margine il muro del ridicolo. Le candidature negate considerate uno schiaffo a tutte le donne, la vendetta del patriarcato. Perfino Hillary Clinton ha sentito la necessità di manifestare il proprio sdegno. Proviamo a uscire dalla modalità Lagna Continua? "Barbie" al botteghino ha vinto. Gerwig e Robbie sono lanciatissime. Il film ha comunque ottenuto 8 nomination, compresa quella, assai generosa, per il Miglior film. Gerwig fu nominata nel 2018 per "Lady Bird": che non è meno femminista di "Barbie", solo meno pedante nel ribadire il Messaggio. E ancora, il fatto che un film abbia dominato il box-office non ne fa in automatico un capolavoro degno d’ogni premio (che poi pure i premi sono irrilevanti, la soddisfazione d’una sera: Kubrick l’Oscar non lo ha mai vinto. Kubrick, chiaro?). Infine, il fatto che una donna regista fosse (scandalosamente) una mosca bianca, a Hollywood e ovunque, fino a pochi anni fa, non implica l’obbligo di esaltare ogni film diretto da una donna.

Confidando che la gazzarra sanremese e la gazzarra su Gerwig & Robbie si esauriscano a breve, prepariamoci alla prossima. Sarà solo italiana, sarà innescata dagli Oscar. "Io, capitano" corre come film straniero. Sappiate che le possibilità di portare a casa la statuetta sono pari a zero, siamo generosi e diciamo zerovirgola. Vincerà "The Zone of Interest", unico della cinquina straniera ad essere in lizza anche come Miglior film in assoluto. Incassata la sconfitta, sarà tempo di recriminazioni et fantasiose interpretazioni: «L’America non ci ama più come un tempo». «L’Italia nel mondo non conta più nulla». «Basta con i migranti, hanno stufato». Scommettiamo? Partecipiamo?

*Opinionista
e critico cinematografico

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