Dalla resistenza alla convivenza, gli strani effetti del Coronavirus

Dalla resistenza alla convivenza, gli strani effetti del Coronavirus

di Donato Iacobucci
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 15 Aprile 2020, 11:10
Il prolungamento delle misure di chiusura delle attività e di distanziamento sociale fino agli inizi di maggio ha avuto due conseguenze: una negativa l’altra positiva. La conseguenza negativa è di confermare le previsioni pessimistiche sull’impatto della crisi. Secondo le ultime stime il blocco delle attività comporta una perdita di Pil di circa il 3% per ogni mese di chiusura. Il prolungamento delle misure di contenimento della mobilità porta ad una stima di diminuzione del Pil per il nostro paese nel 2020 intorno all’8%. L’impatto immediato della crisi sarà maggiore nelle regioni del centro-nord, Marche comprese, nelle quali è più elevata la quota di attività industriali e di servizi alla produzione. Questi settori dovrebbero però essere quelli con la maggiore velocità di ripresa nella seconda parte dell’anno. Quella che si paventa è una caduta del Pil pari o maggiore a quella sperimentata nella crisi finanziaria del 2008-2009. A differenza di allora questa volta la reazione in termini di politiche monetarie e fiscali sembra essere più immediata e incisiva, seppure con le incertezze determinate dalla novità della situazione e dall’imprevedibilità della sua evoluzione. Per assicurarne l’efficacia in termini espansivi la manovra fin qui messa in atto dal nostro governo è finanziata totalmente in deficit. Al momento essa prevede un incremento di spesa corrente pari a 1,2% del Pil, decisamente inferiore rispetto alla prevista perdita di reddito. Si tratta di un primo intervento e altri ne seguiranno, anche se su questa strada il nostro paese ha vincoli rilevanti derivanti dal già elevato rapporto fra debito pubblico e Pil. Il prolungamento del blocco ha avuto anche una conseguenza positiva. Quella di rendere evidente che occorre un cambio di atteggiamento nei confronti della pandemia in corso: dalla resistenza alla convivenza. Il periodo di restrizioni alla mobilità ha avuto effetti positivi sulla diffusione dell’epidemia. Ha però anche evidenziato che i tempi necessari al suo contenimento sono più lunghi di quanto inizialmente ipotizzato. Una strategia di mera resistenza porterebbe a prolungare il blocco per un arco temporale che sarebbe insostenibile non solo da un punto di vista economico ma anche sociale e psicologico. Occorre quindi passare il prima possibile ad un atteggiamento diverso, volto a mettere in atto modalità che consentano di riprendere le attività e la mobilità in condizioni di sicurezza. Accettando un livello di rischio che dovrà essere controllato e graduato in funzione dei diversi interessi in gioco. Ad indurre questo cambio di atteggiamento è anche la constatazione della difficoltà a individuare le attività necessarie a garantire i servizi essenziali. La selezione è stata più problematica di quanto inizialmente ipotizzato e ha dato luogo da subito ad una serie di eccezioni. Questo non meraviglia se pensiamo all’elevato livello di interconnessione raggiunto dalle nostre società in tutti gli aspetti della vita economica, sociale e culturale. Nel caso delle filiere produttive, cioè dell’insieme delle attività necessarie per poter portare un prodotto o un servizio al consumatore finale, esse sono estremamente complesse e coinvolgono decine o centinaia di imprese localizzate in tutto il paese e all’estero. Per questa ragione è molto difficile stabilire quali attività possono essere interrotte senza provocare problemi nel breve o nel medio termine. Bene ha fatto il governo a costituire una task force con l’obiettivo di suggerire idee e soluzioni per questa nuova fase. Ci sarà sicuramente bisogno di idee innovative, ma non saranno queste a risolvere la situazione. Occorre un generale cambio di atteggiamento da parte delle istituzioni, delle imprese e dei singoli individui. Dall’attesa del ritorno alla normalità dobbiamo passare all’idea di modificare in modo permanente i nostri comportamenti: nel lavoro, nelle attività ricreative e nella vita sociale. In alcuni settori sarà più semplice, come già sperimentato in quest’ultimo mese; in altri più complicato. Si tratta però dell’unico modo per garantire la sicurezza delle persone evitando di aggravare ulteriormente l’impatto economico e sociale della pandemia.

*Docente di Economia dell’Università Politecnica delle Marche
© RIPRODUZIONE RISERVATA