Le Marche a riposo, è arrivato il "pareggio": c'è un pensionato per ogni lavoratore attivo

Le Marche a riposo, è arrivato il "pareggio": c'è un pensionato per ogni lavoratore attivo
Le Marche a riposo, è arrivato il "pareggio": c'è un pensionato per ogni lavoratore attivo
di Andrea Taffi
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 08:44

ANCONA - Che le Marche fossero un posto dove si sta bene e che molti hanno scelto per passare la loro pensione con una qualità della vita alta, si sapeva.

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Che le Marche fossero diventate una vera e propria terra per la terza età questo no, non si sapeva. È uno dei numeri più ingombranti scaturiti dalla presentazione del bilancio sociale 2019 dell’Inps Marche curato dalla direzione regionale di via Ruggeri e presentato ieri mattina in modalità webinar.

Con i 4500 lavoratori che nel 2019 hanno usufruito di quota 100 (il combinato disposto di età anagrafica ed età lavorativa che consente il passaggio in pensione) le Marche hanno toccato il non invidiabile pareggio a quota 670 mila tra residenti che percepiscono un trattamento previdenziale e i lavoratori attivi.

Pareggio non invidiabile perché il rapporto ideale tra lavoratori attivi (cioè che versano contributi) e quelli in pensione dovrebbe essere di tre a uno. Ma l’attività dell’ente di previdenza regionale ha spaziato su molti fronti. Il primo che balza agli occhi è stato il perimetro della crisi sociale originata dalla prima ondata di Covid in cui «basti pensare - spiega il numero uno di via Ruggeri, Fabio Vitale - che quest’anno sono state autorizzate tra cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga circa 80 milioni di ore per una somma complessiva di 800 milioni di euro». Vitale si è soffermato anche sui possibili scenari che aspettano la nostra regione nei prossimi mesi: «È un momento di crisi per il tessuto economico, la regione è specializzata nella produzione di beni per le famiglie in un momento storico in cui è diminuita la propensione al consumo».
L’impegno delle strutture
Tra i presenti anche il presidente del comitato regionale Inps Marche, Renzo Perticaroli che ha aperto i lavori portando i saluti del presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, impegnato contemporaneamente nel regionale. Vitale poi ha quindi illustrato numeri e attività del 2019, non solo per evidenziare l’impegno delle strutture marchigiane e i risultati raggiunti, ma anche come base per il confronto con i dati dell’anno in corso, avendo ben presente la situazione economica regionale, generalmente solida e all’avanguardia ma che, per la sua stessa natura ha risentito della crisi causata dalla pandemia con un calo maggiore di quello medio nazionale.
La diminuzione del personale
Ha poi sottolineato la continua diminuzione del personale, con un età media di 55 anni, che raggiungerà le 620 unità a fine 2021 (728 a fine 2019), situazione che comporta un concreto rischio di allungamento dei tempi di erogazione dei servizi al cittadino. È stata quindi ribadita l’ottima collaborazione con gli stakeholder, patronati, consulenti, commercialisti e CAF, che ha consentito di rispondere con efficacia alle istanze dell’utenza. Sono poi seguiti gli interventi del direttore della Banca d’Italia, sede di Ancona, Gabriele Magrini Alunno, del presidente dei consulenti del lavoro di Ancona, Roberto Di Iulio e del responsabile regionale del patronato Ital, Matteo Santini.
Il rendiconto sociale
<QM>La conclusione dei lavori è stata affidata al Presidente del CIV, Gugliemo Loy, che, dopo aver inquadrato la regione nel contesto economico attuale, ha ricordato come il rendiconto sociale dell’attività amministrativa dell’Istituto sia necessario sia all’opinione pubblica e agli stakeholder ma anche agli organi di governo, perché possano intervenire con provvedimenti mirati in maniera consapevole. Loy ha inoltre fatto presente che gli organi centrali Inps devono riflettere sulle condizioni in cui operano i dipendenti dell’Istituto, che hanno necessità di qualità e serenità del lavoro. L’eccesso di legiferazione e la complicazione della normativa, ricordata anche dal Presidente dei Consulenti del Lavoro di Ancona, spesso pesano anche sul buon andamento dell’attività amministrativa e questo non favorisce lo svolgimento dell’attività in maniera fluida.

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