Codice identificativo affitti brevi: cosa è, come si ottiene, dove si trova e quando è obbligatorio (per evitare multe)

Per gli affitti brevi arriva il codice identificativo nazionale, per tracciare i proprietari che affittano case e combattere l'evasione

Codice identificativo affitti brevi: cosa è, come si ottiene, dove si trova e quando è obbligatorio (per evitare multe)
Codice identificativo affitti brevi: cosa è, come si ottiene, dove si trova e quando è obbligatorio (per evitare multe)
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Martedì 31 Ottobre 2023, 08:57

Il codice identificativo nazionale per gli affitti brevi, proposto da Forza Italia, entra nella manovra. Ad apprenderlo è l'Ansa da fonti di maggioranza e di governo al termine del vertice sulla manovra che ha confermato l'aumento al 26% dell'aliquota dalla seconda alla quarta casa messa in affitto fino a 30 giorni, specificando che per la prima resta al 21%. C'è l'impegno di destinare il gettito derivante - circa un miliardo di euro secondo stime circolate nella riunione - alla riduzione delle tasse sulla casa.

 

Cosa è

Il CIR è il codice identificativo regionale della struttura, attraverso il quale un proprietario o gestore di case vacanza, b&b o qualsiasi altro affitto breve comunica ufficialmente l’inizio dell’attività al Municipio di competenza, adempiendo a tutti gli obblighi previsti. In linea generale, è buona norma riferirsi semplicemente al “codice identificativo”, in quanto la sigla CIR non viene utilizzata in tutte le regioni.

 

Cosa prevede la legge

La Legge che regolamenta questo aspetto è la n.58 del 28 giugno 2019, il cosiddetto “Decreto Crescita 2019”, che funge da conversione in legge del decreto 30 aprile 2019, n. 34. Al comma 4 dell’articolo 13 quater (Disposizioni in materia di locazioni brevi e attività ricettive) recita il testo della legge: «Al fine di migliorare la qualità dell’offerta turistica, assicurare la tutela del turista e contrastare forme irregolari di ospitalità, anche ai fini fiscali, presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo è istituita una apposita banca dati delle strutture ricettive nonché degli immobili destinati alle locazioni brevi ai sensi dell’articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, presenti nel territorio nazionale, identificati mediante un codice alfanumerico, di seguito denominato «codice identificativo», da utilizzare in ogni comunicazione inerente all’offerta e alla promozione dei servizi all’utenza».

 

Come richiederlo

Come si può capire dal testo della legge, il codice identificativo per affitti brevi è un argomento di competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo.

Al comma 5c, si legge che con decreto del suddetto Ministero sono stabilite “le modalità con cui le informazioni contenute nella banca dati sono messe a disposizione degli utenti e delle autorità preposte ai controlli e quelle per la conseguente pubblicazione nel sito internet istituzionale del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo”.

 

Come ottenerlo

Non c’è ancora assoluta chiarezza al riguardo a come ottenere il codice identificativo per affitti brevi. In linea generale, in quanto la regolamentazione di vari aspetti del settore turistico è competenza delle regioni, è buona norma rivolgersi direttamente agli enti preposti della propria regione per ricevere ulteriori informazioni sulle modalità di rilascio del codice identificativo. Entrando inoltre in una tematica dall’importante aspetto fiscale, deve essere garantito l’accesso all’Agenzia delle Entrate ai dati relativi al codice identificativo.

 

Quando è obbligatorio

La normativa si esprime chiaramente su questo tema. I titolari di strutture ricettive o coloro che svolgono attività di intermediazione immobiliare (Property Manager), sono tenuti a inserire il CIR. L’inosservanza di tali disposizioni comporta sanzioni che vanno dai 500 ai 5000 Euro. Inoltre, se la violazione viene reiterata la sanzione pecuniaria è raddoppiata.

 

Affitti brevi, nuove regole

Plaudono al codice i gestori di affitti («l'unico modo per togliere l'abusivismo», dice l'associazione Aigab), che bocciano però l'aumento della cedolare: «complica le cose a chi fa le cose per bene» e «incentiva l'evasione». Il mercato degli affitti brevi, secondo Aigab, conta 640mila seconde case inutilizzate attualmente a reddito con affitti brevi, l'1,8% delle case esistenti in Italia; inoltre circa il 96% delle case online appartiene a proprietari singoli. Plaudono alle misure gli albergatori: un «passo deciso contro il Far West degli affitti brevi», dice l'Associazione Italiana Confindustria Alberghi; «ci auguriamo che l'iter parlamentare non peggiori il testo», aggiunge Federalberghi.

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