Melania, ecco dove fa acqua
la versione del marito

Melania Rea
Melania Rea
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Giovedì 12 Maggio 2011, 13:06 - Ultimo aggiornamento: 10 Giugno, 21:22
dal nostro inviato Nino Cirillo

ASCOLI PICENO - Non s’era mai visto, nelle cronache giudiziarie recenti, un personaggio cos. Uno che non accusato di nulla eppure tutti si sentono autorizzati a rivoltargli la vita come un calzino; uno che, anzi, la prende come una sfida e rilancia, offrendo abiti, dna, telefonino, tutto quello che un assassino in teoria vorrebbe nascondere; uno che racconta una storia, però, di cui lui solo ha il copyright, senza uno straccio di testimone che l’aiuti. Uno come Salvatore Parolisi, insomma.



Il destino di questo caporal maggiore del 235° Reggimento Piceno, conquistatore infaticabile di soldatesse ma anche marito premuroso - sono le contraddizioni della vita -, si gioca attorno a quei 78 fatali minuti, fra le 13.42 e le 15.00 di lunedì 20 aprile, tra quando sua moglie Melania abbassa la cornetta del telefono dopo una lunga conversazione con la madre e quando lui, Salvatore in persona con la piccola Vittoria in braccio, si presenta al ristorante Il Cacciatore di Colle San Marco a dare l’allarme: è scomparsa.



Salvatore li ha smontati e rimontati, questi 78 minuti, in una ventina d’ore di interrogatori. E nonostante rimanga un libero cittadino che non mostra alcuna incertezza nel difendersi, nonostante la stessa famiglia di Melania continui a stringersi fiduciosa attorno a lui, le ombre, invece che diradarsi, aumentano.



Il caffè. «Quando torno dal bagno ti porto un caffè». Queste sarebbero le ultime parole rivolte da Melania a Salvatore mentre si avviava sul vialetto che finisce proprio davanti al ristorante. Se è vero quello che lui sostiene, e cioè che è rimasto con Vittoria a giocare accanto all’altalena e che si è deciso a dare l’allarme «dopo 35-40 minuti», potrebbero essere le 14.20 o poco più. La domanda pesa come un macigno: perché ha aspettato tanto prima di muoversi? In tv ha esposto una teoria abbastanza improbabile: «Dall’altalena al Cacciatore ci vogliono quindici minuti ad andare e quindici a tornare». Un quarto d’ora per sette-ottocento metri?



La telefonata. Sia il telefonino di Melania sia quello di Salvatore in quegli stessi minuti sono stati localizzati alle Casermette - nella zona, cioè, in cui sarebbe stato poi trovato il cadavere, a una decina di chilometri in linea d’aria - ma è anche vero che si tratta di celle abbastanza ampie, che si sovrappongono, che non consentono una localizzazione davvero precisa. Un fatto è certo, però, e questo incontrovertibile: Salvatore Parolisi decide di far partire la sua prima telefonata alla moglie alle 15.20 in punto. Perché così tardi?



Gli abiti. Quando la telecamera del supermercato si imbatte nella coppia, alle 10.44 di quel lunedì, Melania è bella ed elegante come al solito e Salvatore fa del suo meglio: giubbotto e jeans, lo stesso giubbotto che avrebbe poi messo sulle spalle durante le prime ricerche e anche nei giorni successivi. Nei momenti cruciali, invece, in quelli della scomparsa e poi dell’omicidio di Melania, il caporal maggiore della caserma «Valenti» è in pantaloncini corti e maglietta. Si è cambiato e poi ricambiato, insomma, e nessuno sa ancora il perché.



Le ricerche. Tutti sono concordi nel riferire di aver notato Salvatore impegnato nelle ricerche della moglie dal tardo pomeriggio di lunedì a notte fonda. Non si hanno quasi più tracce di lui, invece, il giorno dopo quando il raggio delle operazioni si allarga fino ad arrivare al bosco delle Casermette, alla zona del poligono di tiro dove Parolisi andava ad addestrare le soldatesse, a un’area, cioè, che lui conosce come le sue tasche. Un’assenza rivelatasi ancora più inspiegabile quando il suo amico Raffele Paciolla, una volta scoperto il cadavere, ha deciso di raccontare ai carabiniere una confidenza di Salvatore: «Ci sono già stato lì con Melania, una decina di giorni fa, e abbiamo fatto l’amore». Perché non ha ritenuto di doverlo dire lui agli investigatori?



La foto. Durante le lunghe ore in caserma Parolisi avrebbe anche raccontato di aver riconosciuto il luogo del ritrovamento del cadavere di sua moglie da una foto scattata con il telefonino dal suo amico Paciolla. Ma Paciolla smentisce e stavolta rilancia lui: «Metto il mio cellulare a disposizione dei carabinieri». Chi ha ragione dei due? E comunque il racconto di Paciolla fa venire fuori un altro particolare: andarono lui e il fratello di Melania a riconoscere il cadavere, e non Salvatore.



La caserma. E’ la vita in caserma il vero buco nero dei racconti di Salvatore. Hanno dovuto cavargli di bocca a una a una le sue ultime avventure, e fin qui è tutto spiegabile con il tentativo di tener fuori dalla indagini persone che non meritavano di entrarci. Ma poi lo hanno intercettato, poi lo hanno ascoltato mentre diceva a Ludovica: «Chiudi, ti chiamo da una cabina...». E solo con grande ritardo è spuntato il suo secondo telefonino, e solo con grande difficoltà proprio dalla caserma sono arrivate informazioni utili. Come se Salvatore nasconda dei segreti che vanno anche al di là della morte violenta della sua giovane moglie.








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