Hamas e il piano per il cessate il fuoco: tre fasi per la fine della guerra. Ecco cosa prevede

Dopo giorni di attesa, è arrivata una proposta da parte di Hamas per giungere ad un'intesa con Israele sugli ostaggi, che consiste in un piano sul cessate il fuoco della durata di 135 giorni

Hamas e il piano per il cessate il fuoco: tre fasi che portino alla fine della guerra. La richiesta principale: scambio di ostaggi
Hamas e il piano per il cessate il fuoco: tre fasi che portino alla fine della guerra. La richiesta principale: scambio di ostaggi
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Mercoledì 7 Febbraio 2024, 16:29

Più di quattro mesi senza combattimenti. Dopo giorni di attesa, è arrivata una proposta da parte di Hamas per giungere ad un'intesa con Israele sugli ostaggi, che consiste in un piano sul cessate il fuoco della durata di 135 giorni (4 mesi e mezzo), suddiviso in tre fasi da 45 giorni ciascuna. A riferirlo sono l'agenzia Reuters e l'emittente al-Jazeera, che hanno avuto modo di visionare la bozza della risposta di Hamas alle proposte di Qatar ed Egitto.
 

La prima fase 

Nella prima fase è prevista la liberazione di donne, anziani, malati e maschi sotto i 19 anni, che sono tenuti prigionieri nella Striscia di Gaza, in cambio di tutte le donne e i minori palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. 

La seconda fase 

Nella seconda fase fase, invece, Hamas propone un ulteriore scambio di prigionieri unito al ritiro dei soldati da Gaza. In particolare, in questi 45 giorni, dovrebbe avvenire il rilascio dei restanti ostaggi maschi che sono ancora nella Striscia di Gaza, in cambio della liberazione di 1.500 detenuti palestinesi, 500 dei quali saranno selezionati tra chi è stato condannato all'ergastolo dalla magistratura israeliana.
 

La terza fase 

La terza fase è quella che dovrebbe riguardare la restituzione dei corpi delle persone che sono rimaste uccise durante i combattimenti. Hamas chiede anche aiuti che contribuiscano all'avvio della ricostruzione della Striscia. Entro la terza fase Hamas si aspetta che venga raggiunto un accordo per la fine totale del conflitto. 
 

Le reazione di Israele e Washington

La leadership israeliana valuterà oggi la controproposta di Hamas per questo stop ai combattimenti nella Striscia di Gaza e il possibile scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi nelle carceri di Israele.

A quanto riferisce un anonimo alto funzionario israeliano a Channel 13, il dibattito in corso riguarda la possibilità di respingere le richieste formulate da Hamas (alcune ritenute inaccettabili) o avviare negoziati nel tentativo di ammorbidirle. Oggi i più stretti collaboratori di Netanyahu si riuniranno con il primo ministro per prendere una decisione in merito.

Più inquietante, invece, è quanto ha rivelato l'emittente israeliana Kan tv, secondo cui se i negoziati sugli ostaggi fallissero, Israele sarebbe «pronto ad attaccare le postazioni di Hamas a Rafah», nel sud della Striscia di Gaza, al confine con l'Egitto. Sempre secondo la stessa emittente, in caso di risposta positiva da parte di Israele, Netanyahu avrebbe dato l’ok per un cessate il fuoco temporaneo di una settimana durante ognuna delle tre fasi dell'accordo proposte da Hamas. Il messaggio sarebbe già stato inoltrato da Israele al Qatar.  

Washington ci ragiona: in Israele è arrivato il segretario di Stato Usa Antony Blinken che ha definito «essenziale» raggiungere l’intesa sugli ostaggi. Anche il presidente Biden ha parlato di «ragionamenti» in corso, sottolineando comunque che la proposta di Hamas sarebbe «un po’ oltre il limite».

 

Altre richieste

Tra le richieste avanzate da Hamas ci sarebbe anche quella di impedire l’ingresso degli ebrei alla Spianata delle moschee (il Monte del Tempio per l’ebraismo). Lo ha riferito sempre tv Kan secondo cui Hamas ha anche richiesto la costruzione di decine di migliaia di prefabbricati nella Striscia, l’autorizzazione del ritorno degli sfollati palestinesi nel nord di Gaza e l’ingresso di 500 camion di aiuti al giorno oltre a combustibile e energia elettrica.

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