Papa Francesco scrive ai movimenti e propone stipendio garantito per tutti i precari del mondo

Papa Francesco scrive ai movimenti e propone stipendio garantito per tutti i precari del mondo
di Franca Giansoldati
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Domenica 12 Aprile 2020, 18:06 - Ultimo aggiornamento: 18:13
Città del Vaticano – Una specie di reddito di solidarietà universale. La formula più o meno è questa. Papa Francesco in una lettera ai movimenti popolari, anticipata dal quotidiano Avvenire, spezza una lancia per una retribuzione minima e garantita capace di provvedere al sostentamento di tutti i lavoratori precari del mondo che in questo periodo di quarantena sono sul lastrico o in evidenti necessità. «Voi, lavoratori precari, indipendenti, del settore informale o dell'economia popolare, non avete uno stipendio stabile per resistere a questo momento... e la quarantena vi risulta insopportabile. Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti». 

Il Papa ha scelto il giorno di Pasqua per mettere sotto i riflettori anche l'esercito di lavoratori in nero, con lavori non stabili, tutti con il medesimo destino: praticamente spazzati via dagli effetti del coronavirus. «Voi siete per me dei veri “poeti sociali”, che dalle periferie dimenticate creano soluzioni dignitose per i problemi più scottanti degli esclusi».

Con i movimenti popolari il Papa ha ormai un lungo e consolidato scambio di idee. Li ha incontrati diverse volte in Vaticano e anche in Bolivia, durante il suo viaggio internazionale nella città di Santa Cruz de la Sierra.

Venditori ambulanti, cartoneros, rovistatori di cassonetti, riciclatori di rifiuti, lustrascarpe, contadini senza terra, colf in nero. Un esercito di persone che a qualsiasi latitudine – ma soprattutto in America Latina – hanno trovato nel Papa un alleato formidabile, in grado di portare avanti la loro lotta sintetizzabile nelle tre 'T', tierra, techo, trabaho. Terra, casa, lavoro. 

«Siete guardati con diffidenza perché andate al di là della mera filantropia mediante l'organizzazione comunitaria o perché rivendicate i vostri diritti invece di rassegnarvi ad aspettare di raccogliere qualche briciola caduta dalla tavola di chi detiene il potere economico» scrive nella lettera.

La pandemia di Covid ha complicato tutto. «Questo esercito non ha altre armi se non la solidarietà, la speranza e il senso di comunità che rifioriscono in questi giorni in cui nessuno si salva da solo». Sui poveri, gli ultimi, gli scartati si accanisce con particolare ferocia.

Anche nel messaggio Urbi et Orbi letto al termine della messa di Pasqua il Papa ha toccato le grandi preoccupazioni che pesano sul futuro di chi non ha un lavoro stabile. Due miliardi di persone, secondo Organizzazione internazionale del lavoro, sopravvivono alla giornata, senza garanzie in caso di malattia, infortunio, vecchiaia o sospensione dell’attività per ragioni sanitarie, come nell’attualità. Un terzo, quasi 800 milioni, sono donne.










 
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